ETHICA SOCIETAS-Rivista di scienze umane e sociali
Francesco Mancini NOTIZIE Politica

DRAGHI PARLA DEL FUTURO IN UNA EUROPA CHE ANCORA PENSA NEL PASSATO, Francesco Mancini

Una proposta politica concreta per la creazione degli Stati Uniti d’Europa

Francesco Mancini

Abstract: Nel discorso del 16 settembre 2025, Mario Draghi ha richiamato l’Europa alla rapidità e unità d’azione, denunciando la lentezza burocratica e l’inerzia politica che frenano la crescita e la competitività dell’UE. Ha sollecitato investimenti per 1,2 trilioni di euro l’anno, riforme su tecnologia, energia e difesa, e un’Europa più federale e pragmatica, basata su coalizioni di Stati volenterosi. Il suo monito: l’inazione è una scelta politica che mette a rischio la sovranità e il futuro dell’Unione.

Keywords: #MarioDraghi #RapportoDraghi #UE #UnioneEuropea #competitività #crescitaeconomica #sovranità #riforme #integrazioneeuropea #federalismoeuropeo #coalizionivolontarie #politicaindustriale #intelligenzaartificiale #transizioneenergetica #difesaeuropea #investimenti #governanceUE #burocrazia #UrsulavonderLeyen #geopolitica #economiadigitale #EthicaSocietas #EthicaSocietasRivista #rivistascientifica #scienzepolitiche #scienzesociali #EthicaSocietasUpli


english version


ALTRI CONTRIBUTI SUL TEMA

DRAGHI AL MEETING: L’EUROPA SMETTA DI RESTARE SPETTATRICE [CON VIDEO]

SERVE UNA EUROPA PIÙ FORTE CHE CENTRALIZZI L’ECONOMIA E IL FISCO

L’INTERVENTO DI MARIO DRAGHI AL MEETING 2022 DI RIMINI [CON VIDEO]


UN ANNO DOPO IL RAPPORTO DRAGHI

Il 16 settembre 2025, un anno dopo la pubblicazione del suo rapporto, Mario Draghi ha parlato davanti alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen nella conferenza “One Year After the Draghi Report”.

Un discorso lucido e risoluto dove ha criticato l’inazione europea, la lentezza burocratica e ha esortato a una maggiore velocità, scala e intensità nell’agire per affrontare le sfide geopolitiche ed economiche, richiamando la necessità di riforme e investimenti per la competitività e la sovranità dell’Unione.

Draghi ha avvertito che l’Unione Europea sta perdendo terreno nella competitività globale, ha una crescita debole, riforme lente e un divario crescente rispetto a Stati Uniti e Cina e ha sottolineato la necessità di investimenti molto più consistenti: l’UE avrebbe bisogno di circa 1,2 trilioni di euro all’anno nel periodo 2025-2031, contro gli 800 miliardi stimati precedentemente. Tra le aree critiche evidenziate: tecnologia e intelligenza artificiale, dipendenze energetiche, competitività industriale e, soprattutto, la governance del mercato unico.

L’INVITO POLITICO

Così come aveva già detto lo scorso anno il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta e lo stesso Draghi quest’anno al Meeting di Rimini 2025 e ancora tre anni prima nel 2022 l’Europa deve proseguire nel percorso di centralizzazione contrastando i vecchi nazionalismi e campanilismi e ha chiamato a un nuovo tipo di federalismo pragmatico, basato su “coalizioni volontarie” di Paesi con obiettivi condivisi, piuttosto che su tutti gli Stati che procedono allo stesso ritmo.

L’inazione è essa stessa una scelta politica e Draghi ha evidenziato che il rischio per l’Europa non è solo economico, ma anche strategico e politico: se l’UE non reagisce con riforme concrete, c’è il pericolo di una perdita di sovranità, di influenza globale e di capacità di proteggere i suoi cittadini.


IL TESTO DEL DISCORSO

Conferenza di alto livello – Un anno dopo il Rapporto Draghi: cosa è stato realizzato, cosa è cambiato

Un anno fa, ci siamo riuniti qui per discutere tre grandi sfide indicate nel Rapporto: il modello di crescita dell’Europa era da tempo sotto pressione; le dipendenze ne minacciavano la resilienza; e senza una crescita più rapida, l’Europa non sarebbe stata in grado di realizzare le proprie ambizioni in materia di clima, digitale e sicurezza — per non parlare del finanziamento di società sempre più anziane.

Nel corso dell’ultimo anno, ciascuna di queste sfide si è aggravata.

Le fondamenta della crescita europea — l’espansione del commercio mondiale e le esportazioni ad alto valore aggiunto — si sono ulteriormente indebolite.

Gli Stati Uniti hanno imposto i dazi più alti dai tempi della legge Smoot-Hawley.

La Cina è diventata un concorrente ancora più forte, sia nei mercati terzi sia, man mano che i dazi USA deviano i flussi commerciali, all’interno dell’Europa stessa.

Dallo scorso dicembre, l’avanzo commerciale cinese con l’UE è aumentato di quasi il 20%.

Abbiamo inoltre visto come la capacità dell’Europa di reagire sia limitata dalle sue dipendenze — anche quando il nostro peso economico è considerevole.

La dipendenza dagli Stati Uniti per la difesa è stata citata come una delle ragioni per cui abbiamo dovuto accettare un accordo commerciale in gran parte definito secondo le condizioni americane.

La dipendenza dalla Cina per i materiali critici ha ridotto la nostra capacità di prevenire che la sua sovraccapacità industriale inondi l’Europa, o di contrastare il suo sostegno alla Russia.

L’Europa ha cominciato a reagire. Poiché gli Stati Uniti assorbono circa i tre quarti del deficit globale delle partite correnti, diversificarsi dal loro mercato non è realistico nel breve termine.

Ma l’accordo con il Mercosur può offrire un certo sollievo agli esportatori. La Commissione ha avviato progetti strategici per le materie prime critiche. E la spesa per la difesa sta aumentando rapidamente.

Tuttavia, questi impegni di difesa si aggiungono a bisogni di finanziamento già enormi.

La BCE stima ora i fabbisogni annuali di investimento per il periodo 2025–2031 a quasi 1.200 miliardi di euro, rispetto agli 800 miliardi di un anno fa.

La quota pubblica è quasi raddoppiata, dal 24% al 43% — 510 miliardi di euro in più all’anno, poiché la difesa è finanziata principalmente con fondi pubblici.

Lo spazio fiscale è scarso.

Anche senza queste nuove spese, il debito pubblico dell’UE dovrebbe aumentare di 10 punti percentuali nel prossimo decennio, raggiungendo il 93% del PIL — su ipotesi di crescita più ottimistiche della realtà odierna.

Un anno dopo, l’Europa si trova dunque in una posizione più difficile.

Il nostro modello di crescita sta svanendo. Le vulnerabilità aumentano. E non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno.

E abbiamo appreso, dolorosamente, che l’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma la nostra sovranità stessa.

Le tre priorità per l’Europa

Il Rapporto aveva individuato tre priorità:

  1. colmare il divario di innovazione nelle tecnologie avanzate;

  2. tracciare un percorso di decarbonizzazione che sostenga la crescita;

  3. rafforzare la sicurezza economica.

Come ha sottolineato la Presidente von der Leyen, questi punti sono al cuore anche dell’agenda della Commissione.

Accolgo con favore la sua decisione di mettere la competitività al centro: il programma è ambizioso.

I cittadini e le imprese europee apprezzano la diagnosi, le priorità chiare e i piani d’azione.

Ma esprimono anche una crescente frustrazione.

Sono delusi dalla lentezza con cui si muove l’UE.

Vedono che non riusciamo a tenere il passo con la rapidità dei cambiamenti altrove.

Sono pronti ad agire — ma temono che i governi non abbiano colto la gravità del momento.

Troppo spesso si trovano scuse per questa lentezza.

Si dice che sia semplicemente il modo in cui l’UE è costruita, che occorre rispettare un processo complesso con molti attori.

A volte, l’inerzia viene persino presentata come rispetto dello Stato di diritto.

Questo è compiacimento.

I concorrenti negli Stati Uniti e in Cina sono molto meno vincolati, anche agendo nel rispetto della legge.

Continuare come sempre significa rassegnarsi a restare indietro.

Un percorso diverso richiede nuova velocità, scala e intensità.

Significa agire insieme, non frammentare gli sforzi.

Significa concentrare le risorse dove l’impatto è maggiore.

E significa ottenere risultati in pochi mesi, non in anni.

La tecnologia come punto di partenza

L’intelligenza artificiale (IA) viene spesso definita una tecnologia “trasformativa”, come l’elettricità 140 anni fa.

Ma essa dipende dall’orchestrazione di almeno quattro altre tecnologie:

  • il cloud per immagazzinare grandi quantità di dati,

  • il supercalcolo per elaborarli,

  • la cybersicurezza per proteggere i settori sensibili,

  • le reti avanzate — 5G, fibra e satelliti — per la trasmissione.

In alcuni ambiti, l’Europa mostra progressi:

sono in corso piani per almeno cinque fabbriche di IA con oltre 100.000 GPU avanzate ciascuna; la capacità dei data center triplicherà nei prossimi sette anni; una grande riforma delle telecomunicazioni è attesa entro fine anno.

Anche l’adozione da parte delle imprese europee sta crescendo, quasi al ritmo di quelle statunitensi, sebbene partendo da una base più bassa.

Tuttavia, i divari restano enormi.

Nel 2024, gli Stati Uniti hanno prodotto 40 grandi modelli di IA generativa, la Cina 15 e l’UE solo 3.

Tra le PMI, l’adozione varia dal 13% al 21%.

E nel campo più strategico — lo sviluppo di IA basata su proprietà intellettuale europea — i progressi sono minimi.

Draghi indica tre aree chiave di intervento:

  1. eliminare le barriere alla crescita delle nuove tecnologie, creando un vero “ventottesimo regime” che permetta alle imprese innovative di operare e raccogliere capitali in modo uniforme in tutti i 27 Stati membri;

  2. semplificare la regolamentazione, in particolare il GDPR, che oggi aumenta del 20% il costo dei dati per le imprese europee;

  3. integrare verticalmente l’IA nei settori industriali, dove l’Europa ha un vantaggio, ma non lo sfrutta pienamente.

Energia e transizione verde

Il prezzo del gas in Europa è quasi quattro volte superiore a quello degli Stati Uniti; quello dell’elettricità, più del doppio.

Senza ridurre questo divario, la transizione verso un’economia ad alta tecnologia si fermerà.

L’energia è fondamentale quanto la tecnologia.

La domanda elettrica dei data center europei aumenterà del 70% entro il 2030.

Serve un piano per allineare la strategia energetica a quella digitale.

Draghi propone:

  • acquisti collettivi di gas per rafforzare il potere negoziale dell’UE,

  • maggiore trasparenza nei mercati energetici,

  • disaccoppiamento tra il prezzo dell’elettricità da fonti rinnovabili e quello dei combustibili fossili,

  • contratti a lungo termine (PPA, CfD) per rinnovabili e nucleare.

La decarbonizzazione, afferma, è l’unica via per garantire l’indipendenza energetica europea, ma richiede investimenti molto più rapidi in reti, interconnessioni e capacità di base pulita.

Politica industriale e difesa

La linea tra economia e sicurezza è sempre più sfumata: gli Stati usano ogni strumento per difendere i propri interessi.

L’Europa deve costruire capacità di resistere e difendersi nei punti critici — difesa, industria pesante e tecnologie del futuro.

Draghi propone tre leve:

  1. Coordinare meglio gli aiuti di Stato, oggi troppo frammentati e spesso usati in modo protezionistico.

  2. Rendere strategico l’appalto pubblico, che vale il 14% del PIL dell’UE, per creare mercati e sostenere la domanda di innovazione europea.

  3. Rivedere la politica della concorrenza, che deve promuovere la fusione e la cooperazione nei settori strategici, come difesa e spazio.

Governance e futuro dell’UE

In alcune aree l’UE può agire subito, sfruttando i poteri esistenti.

In altre, servirà una riforma profonda delle competenze, del processo decisionale e del finanziamento.

In certi campi cruciali, l’Europa deve iniziare ad agire meno come una confederazione e più come una federazione.

Nel frattempo, si possono costruire coalizioni di Stati volenterosi, condividendo risorse e progetti.

E, come passo logico successivo, emettere debito comune per progetti strategici comuni.

Non creerà spazio fiscale “magicamente”, ma permetterà di finanziare progetti più grandi — innovazione, tecnologie di scala, R&S per la difesa, reti energetiche — dove la spesa frammentata non basta più.

Draghi conclude:

“Il resto del mondo ha già infranto i propri tabù.

Per la sopravvivenza dell’Europa, dobbiamo fare ciò che non è mai stato fatto prima e non lasciarci frenare da limiti autoimposti.”

“I cittadini europei chiedono ai loro leader di alzare lo sguardo dalle preoccupazioni quotidiane e riconoscere l’enormità della sfida. Solo l’unità d’intenti e l’urgenza dell’azione dimostreranno che siamo pronti a tempi straordinari con azioni straordinarie.”

Il testo originale del discorso


ULTIMI 5 ARTICOLI DELLO STESSO AUTORE

L’EVOLUZIONE DELLA SPESA MILITARE IN ITALIA

«IL 7 OTTOBRE DEL 2023 RIMANE E RIMARRÀ NELLE COSCIENZE COME UNA PAGINA TURPE DELLA STORIA»

DRAGHI AL MEETING: L’EUROPA SMETTA DI RESTARE SPETTATRICE [CON VIDEO]

“UN CHIMICO”: LA SCIENZA E IL PREZZO DELLA NEUTRALITÀ EMOTIVA

PARTENOPE, NOI, LORO E GLI ALTRI

ULTIMI 5 ARTICOLI SUL TEMA DELLA GEOPOLITICA

IL CORPO COME CAMPO DI BATTAGLIA: LA VIOLENZA SESSUALE SULLE DONNE NEI CONFLITTI ARMATI CONTEMPORANEI

L’EQUILIBRIO DELL’INCERTEZZA

QUANTO SONO IMPORTANTI PER TUTTI LE PROSSIME ELEZIONI NEL COMUNE DI NEW YORK CITY

HEZBOLLAH IN VENEZUELA

IL VERTICE CHE NON CI SARÀ E IL DIRITTO CHE RIMANE IN BILICO

ULTIMI 5 ARTICOLI PUBBLICATI

QUANDO LA SALUTE SI MISURA IN CODICI

LA CASSAZIONE CAMBIA IDEA SUI REGOLAMENTI COMUNALI SUI RIFIUTI (Cass. civ. II sez. 25905/2024)

NON EROI, MA UMANI: IL DOLORE NASCOSTO DI CHI INDOSSA UNA DIVISA, UNA CORAZZA CHE UCCIDE

LA DISCRIMINAZIONE DELLE DONNE E MADRI NELLA POLIZIA LOCALE

ISLAMOFOBIA, ANTISEMITISMO E PREGIUDIZIO ANTICRISTIANO NEI MODELLI GENERATI DALL’IA


Ethica Societas è una testata giornalistica gratuita e no profit edita da una cooperativa sociale onlus
Copyright Ethica Societas, Human&Social Science Review © 2025 by Ethica Societas UPLI onlus.
ISSN 2785-602X. Licensed under CC BY-NC 4.0

Related posts

LA FONTANA DELL’ERCOLE A VENARIA, Claudio Maretto

@Direttore

IL DIRETTORE DEI LAVORI DEVE DIMOSTRARE LA FINE DELL’INCARICO FIDUCIARIO CON IL CLIENTE (Consiglio di Stato n. 7227/23), Luigi De Simone

Luigi De Simone

MACCHIA D’OLIO SULL’ASFALTO: E’ FONTE DI RISARCIMENTO DANNI? Luigi De Simone

Luigi De Simone