Mattarella: «Quanto avviene a Gaza e i diversi sentimenti che suscita non possono confluire in quello ignobile dell’antisemitismo»

Abstract: Le parole del Presidente della Repubblica esprimono la sintesi oggettiva della tragedia del 7 ottobre del 2023, il giorno che ha cambiato il Medio Oriente, il peggior podgrom contro gli ebrei dalla Seconda guerra mondiale, una tragedia anche per i Palestinesi, che hanno subito una Nackba anche peggiore di quella del 1948.
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Una data destinata a segnare la storia
Il 7 ottobre 2023 resterà una data indelebile nella memoria collettiva, come ha dichiarato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi nella seconda ricorrenza. All’alba di quel sabato, miliziani di Hamas, il gruppo islamista che governa la Striscia di Gaza dal 2007, hanno lanciato un attacco su vasta scala contro Israele, penetrando nei kibbutz e nelle città del sud del Paese, aprendo il fuoco contro civili, militari e partecipanti a un festival musicale nei pressi di Re’im.
L’offensiva, condotta via terra, aria e mare, è stata accompagnata da migliaia di razzi lanciati da Gaza, cogliendo di sorpresa l’intelligence e l’esercito israeliano.
Il bilancio delle vittime
Secondo le fonti israeliane e internazionali, l’attacco ha causato oltre 1.200 morti, in gran parte civili, e più di 250 ostaggi sono stati catturati e portati a Gaza. Le immagini dei villaggi devastati, dei corpi straziati e delle famiglie in fuga hanno suscitato un’ondata di sgomento e condanna in tutto il mondo.
Tra le vittime si contano intere famiglie, bambini, anziani e decine di giovani partecipanti al festival musicale “Supernova”.
La risposta israeliana
Nel giro di poche ore, Israele ha dichiarato lo stato di guerra e avviato una vasta campagna militare contro Hamas nella Striscia di Gaza.
L’operazione — denominata inizialmente “Spade di Ferro” — ha comportato bombardamenti aerei massicci e, successivamente, l’ingresso delle truppe di terra.
L’obiettivo dichiarato del governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, è stato quello di “distruggere Hamas” e riportare indietro gli ostaggi.
Le conseguenze umanitarie
Il conflitto esploso dopo il 7 ottobre ha provocato una crisi umanitaria senza precedenti a Gaza.
Secondo i dati diffusi da Nazioni Unite e ONG indipendenti, i bombardamenti israeliani e i combattimenti hanno causato decine di migliaia di vittime palestinesi, tra cui un’alta percentuale di civili, e distrutto infrastrutture essenziali: ospedali, scuole, abitazioni e impianti idrici.
La popolazione di Gaza — oltre 2 milioni di persone — si è trovata progressivamente isolata, con accesso limitato a elettricità, acqua potabile e forniture mediche.
Lo shock e le reazioni internazionali
L’attacco di Hamas è stato condannato con fermezza da gran parte della comunità internazionale, inclusi Stati Uniti, Unione Europea e Paesi arabi moderati, che hanno parlato di “atto terroristico di inaudita brutalità”.
Al contempo, l’intensità della risposta israeliana ha suscitato forti preoccupazioni in numerose capitali e organizzazioni umanitarie, che hanno invocato il rispetto del diritto internazionale e la protezione dei civili.
Il nodo politico e morale
Il 7 ottobre ha rappresentato non solo l’inizio di una nuova fase del conflitto israelo-palestinese, ma anche un punto di rottura politico e psicologico.
Per Israele, la strage ha riaperto ferite profonde e sollevato domande sul fallimento dell’intelligence e sulla sicurezza nazionale.
Per i palestinesi, la guerra successiva ha significato la devastazione della Striscia e un ulteriore allontanamento da ogni prospettiva di soluzione politica.
Un futuro incerto
A un anno di distanza, la regione è ancora intrappolata in un equilibrio precario.
Le ferite del 7 ottobre restano aperte: gli ostaggi ancora prigionieri, le famiglie spezzate, le città distrutte.
Le ripercussioni diplomatiche — dalla crisi nei rapporti tra Israele e Stati Uniti, alle tensioni con l’Iran e Hezbollah — continuano a rimodellare la geopolitica del Medio Oriente.
Una ferita universale
Al di là delle appartenenze, la strage del 7 ottobre ha ricordato al mondo la fragilità della pace e la brutalità del terrorismo.
Le immagini di quella giornata — civili inermi, madri che proteggono i figli, soccorritori tra le macerie — rimangono un monito universale contro l’odio e la disumanizzazione.

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