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INTERVISTA AL GIORNALISTA RUSSO ALEKSANDR ARCHANGEL’SKIJ parte 1 [CON VIDEO], Massimiliano Mancini

La guerra in Ucraina vista dalla Russia e la libertà di stampa raccontata da chi non la ha.

Abstract: Intervista congiunta di Massimiliano Mancini, Daniele Rocchi (Agenzia SIR) e Serena Sartini (Askanews) ad Aleksandr Archangel’skij, giornalista, conduttore televisivo e scrittore russo, in occasione del Meeting di Rimini 2022.

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[Foto e video di Federica D’Arpino]

L’intervista

Aleksandr Archangel’skij

Aleksandr Archangel’skij, scrittore, conduttore tv, giornalista russo. Editorialista del quotidiano russo Izvestija e dell’agenzia RIA Novosti. Conduce il talk-show settimanale Nel frattempo sulla tv nazionale, dedicato a temi di attualità sociale, culturale e religiosa. Ha collaborato con le maggiori testate russe e ha al suo attivo numerose pubblicazioni, articoli e libri che raccolgono saggi e articoli di attualità e di carattere storico, tra gli altri, un volume dedicato all’epoca dello zar Alessandro I. È docente alla facoltà di comunicazione multimediale presso la Scuola superiore di Economia di Mosca.ll suo libro 1962 ha ottenuto nel dicembre 2007 il premio per il miglior libro di pubblicistica del 2007.

Domanda: «Come vive la Russia dopo il 24 febbraio 2022?».

Aleksandr Archangel’skij: «Il paese è grande, molto diversificato, non c’é un pensiero unico in Russia, è una cosa positiva e negativa allo stesso tempo. Io direi che la maggior parte sostiene le azioni militari ma almeno un quarto o un terzo della popolazione è contro. Questi sono i numeri ma io vorrei piuttosto parlare della gente, anche quelli che sono per l’operazione militare non hanno tutti la stessa posizione, ci sono quelli che cercano interiormente di convincersi che tutto questo è giusto, che la patria viene prima, anche se non sanno soiegarsi perché. A qualcuno non piace come stanno muovendosi, come sta agendo l’esercito, come sta andando questa campagna militare, che “successi” sta riportando. Ad esempio uno dei più duri critici dell’operazione militare di Putin è un generale che nel 2014 aveva cominciato le provocazioni a Luhans’k e Donec’k, non è un liberale, probabilmente mi impiccherebbe volentieri, ma critica questa operazione perché sul piano della strategia militare le cose non vanno bene. Chi credeva che le sanzioni avrebbero cambiato istantaneamente la posizioni all’interno della Russia si è sbagliato, e chi sperava che all’interno della Russia questa operazone avrebbe creato un’euforia nel paese, come aveva siscitato l’annessione della Crimea pure si è sbagliato.».

Domanda: «Cosa pensa di Putin, ha timore a tornare in Russia?».

Aleksandr Archangel’skij: «Io prima di tutto cerco di non pensare a Putin, ci sono dei tempi piacevoli di riflessione, e poi per quanto riguarda la parola “guerra”, seguendo le leggi russe, non la uso.È come quando nel vangelo Gesù mostra una moneta e dice: “Chi c’é raffigurato qui sopra Cesare e allora date a Cesare quel che è di Cesare”. La vita è una prova, non soltanto adesso ma in quanto tale ma io cerco di non avere paure eccessive.»

Domanda: «Come giudica la libertà di stampa in Russia?».

Aleksandr Archangel’skij: «Innanzitutto io dal 2020 non lavoro più in televisione, non so se questo è legato al fatto che ho firmato una lettera nella quale mi dichiaravo contrario al prolungamento dei mandati all’infinito di Putin, ma mi va bene così non sono costretto a fare ulteriori scelte ossia se devo restare in televisione o se me ne devo andare.In Russia oggi esistono ancora i social dove si può parlare liberamente, anche se Meta, che possiede Instagram e Facebook, è stata definita organizzazione contro lo Stato e quindi bloccata però se si usa una VPN [Virtual private network, un tunnel virtuale che consente di accedere come se ci si collegasse da un altro paese n.d.r.] si può entrare in Fecbook e Instagram. Esiste una rete che si chiama Telegram [un servizio di messagistica istantanea e broadcasting basata sul cloud e criptata e quindi non intercettabile, bastaa a Dubai n.d.r.], creata da un russo, Pavel Durov, e anche attraverso questa si può comunicare, forse stanno cercando di chiiudere anche quella ma non capisco come potranno fare. Queste sono le possibilità che noi abbiamo. […] In Russia non abbiamo nessuna, e sottolineo nessuna, rivista o giornale libero e indipendente, nessuna televisione o radio che non sia controllata dallo Stato.Un gran numero di giornalisti sono stati definiti agenti stranieri questo significa che non possono insegnare, non possono tenere lezioni [e conferenze n.d.r.] pubbliche, su qualsiasi tema e non soltanto di politica, e qualsiasi cosa dicano, fosse anche “buonasera”, deve essere accompagnato da una scritta a acaratteri cubitali: “questo scritto o discorso è stato prodotto da una persona che risulta essere un agente straniero in servizio per una potenza straniera . Non esiste nessuna possibilità di lavorare per le istituzioni o per enti indipendenti c’é solo la possibilità attraverso la reete di fare delle dichiarazioni personali/individuali. Il vero problema però è un altro, c’é molta gente che desidera sentirsi dire dalla televisione come si deve pensare, non vogliono prendersi la responsbauilità di raccoglierte informazioni o di assumere una posizione critica, vogliono delel risposte già pronte, preconfezionate, alle quali dare fiducia».

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