ETHICA SOCIETAS-Rivista di scienze umane e sociali

I papiri rinvenuti ad Ercolano sono stati decifrati applicando l’intelligenza artificiale a un testo che sembrava indecifrabile, si aprono nuovi orizzonti nella ricerca storica e archeologica

Simona Lenti

Abstract: I papiri rinvenuti a Ercolano nel XVIII secolo, sepolti sotto le ceneri dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., sono stati decifrati applicando l’intelligenza artificiale alla decifrazione del testo aprendo nuove frontiere nella conoscenza, scoprendo persino il luogo esatto dove è stato sepolto Platone e la descrizione degli ultimi istanti prima della morte del grande filosofo greco.

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Simona Lenti, archeologa con una formazione artistica, vive nel Salento.


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La Villa dei Papiri ad Ercolano

La “Villa dei Papiri”, sepolta durante l’eruzione del Vesuvio del 79 a.C. deve la sua denominazione al fatto che al suo interno conservava una biblioteca. Costruita tra il 60 ed il 50 a.C.[1] è conosciuta anche con il nome di Villa dei Pisoni, poiché con molta probabilità appartenne a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Gaio Giulio Cesare, nonché protettore del filosofo Filodemo di Gadara, le cui opere erano conservate all’interno della dimora, secondo altri archeologi il proprietario potrebbe essere stato il figlio, Lucio Calpurnio Pisone Pontefice, o Appio Claudio Pulcro.

Fu danneggiata come altri edifici di Ercolano a causa del terremoto di Pompei del 62 a.C., e tale evento impose lavori di ristrutturazione e rifacimento delle decorazioni, l’eruzione del Vesuvio del 79 a.C. arrivò quando i lavori erano ancora in corso, come dimostrano i cumuli di calce e colori[2], e la villa sommersa da una colata di fango; in seguito, nel 1631, un’ennesima eruzione coprì la zona sotto uno spesso strato di lava: tra la villa e la superficie erano depositati dai venticinque ai trenta metri di materiale piroclastico.

Ritrovata per caso durante la costruzione di un pozzo, le prime ricerche archeologiche iniziarono nel 1750, Karl Weber realizzò le uniche piante dell’edificio sulla base delle quali Jean Paul Getty costruì a Malibù una riproduzione della villa, a grandezza naturale, utilizzata prima come abitazione privata e poi come museo a lui dedicato. La prima fase di scavi si concluse nel 1761, riportando alla luce non solo affreschi e pavimenti, ma anche un gran numero di statue e circa duemila rotoli di papiri, un’ulteriore, breve, campagna di indagini si ebbe tra il 1764 ed il 1765 ma a causa delle esalazioni tossiche di mofete, vennero chiusi tutti i pozzi di aerazione ed i cunicoli.

Le indagini della Villa dei Papiri ripresero nel 1980 quando venne nuovamente localizzata, seguendo anche le antiche piante borboniche, mentre le operazioni di scavo a cielo aperto iniziarono nel 1985; un’altra fase di scavo si ebbe tra il 1996 ed il 1998, mentre dal 2002 fu messa in opera un’azione di bonifica tramite l’utilizzo di pompe idrovore, per tenere costantemente all’asciutto la parte esplorata: gli ambienti visibili si limitano all’atrio, alla basis villae ed alcune stanze di un livello inferiore.

Villa dei Papiri-Ercolano (NA)

I papiri rinvenuti nel XVIII secolo

Nel corso dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., i fasci di rotoli di papiro furono carbonizzati dall’intenso calore prodotto dai flussi piroclastici. Questo surriscaldamento intenso avvenne in un periodo di tempo estremamente breve e in ambienti poveri di ossigeno, facendo sì che i rotoli si carbonizzassero in blocchi compatti e estremamente fragili. Successivamente furono ricoperti e conservati dagli strati di roccia lavica estremamente tenace.

Si ignora quanti fossero i papiri in origine conservati nella biblioteca, poiché molti rotoli furono distrutti dagli operai e dagli studiosi che tentavano di estrarli dalla roccia vulcanica. Al 1986, l’inventario ufficiale riportava 1.826 papiri dei quali oltre 340 sono quasi completi, circa 970 sono in parte danneggiati e in parte leggibili, più di 500 sono solo frammenti carbonizzati.

Alla fine del XVIII secolo, l’abate Antonio Piaggio inventò una macchina per srotolare le strisce di papiro; i testi così resi visibili erano rapidamente copiati, riesaminati da accademici esperti dell’Ellenismo e poi ricorretti ulteriormente, se necessario, dal gruppo di srotolamento/copiatura.

Nel 1802, Ferdinando IV di Napoli incaricò il reverendo John Hayter di assistere al processo di srotolamento e riuscì a srotolare e decifrare parzialmente circa 200 papiri. Queste copie sono conservate nella Bodleian Library, dove sono conosciuti come “Oxford Facsimiles of the Herculaneum Papyri”.

Sempre nel 1802, re Ferdinando offrì sei rotoli a Napoleone Bonaparte che li consegnò all’Institut de France. Nel 1810, diciotto papiri srotolati furono consegnati al re britannico Giorgio IV, quattro dei quali furono donati alla Biblioteca Bodleiana di Oxford; gli altri per lo più sono oggi conservati presso la British Library di Londra

I papiri contengono principalmente testi filosofici greci, la maggior parte dei quali del filosofo epicureo e poeta Filodemo di Gadara, quelli rinvenuti integri sono per lo più conservati presso la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III al Palazzo Reale di Napoli, studiati presso la sezione chiamata Officina dei Papiri Ercolanesi.

Uno dei Papiri di Ercolano

L’intelligenza artificiale per la decifrazione

Questi papiri contengono un gran numero di testi filosofici greci. Tra i vari papiri, vi sono ampie parti dei libri XIV, XV, XXV e XXVIII dell’immane opera di Epicuro, Sulla natura e opere dei primi suoi seguaci. Dei rotoli, 44 sono stati identificati come opera di Filodemo di Gadara, un filosofo epicureo e poeta. Il manoscritto “PHerc.Paris.2” contiene parte dell’opera di Filodemo Sui vizi e sulle virtù ed anche i testi decifrati più recentemente attengono alla storia della sua scuola.

I papiri sono stati ritenuti molto difficili da decifrare e per lungo tempo hanno rivelato solo una parte dei grandi contenuti.

Il papirologo Graziano Ranocchia dell’Università di Pisa, ha coordinato il progetto “GreekSchools”, condotto con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, Consiglio Europeo della Ricerca e Istituto di Linguistica Computazionale, una ricerca partita nel 2021, che prevedeva, oltre all’indagine sullo stato di conservazione dei papiri ritrovati, anche quello di pubblicare un’edizione aggiornata della Rassegna dei filosofi di Filodemo, la più antica storia della filosofia greca in nostro possesso, di cui fa parte la Storia dell’Accademia, che racchiude molte informazioni su Platone e sullo sviluppo dell’Accademia sotto i suoi successori.

Applicando l’intelligenza artificiale ai testi dei papiri e il risultato è stato davvero sorprendente, aprendo nuovi e importantissimi scenari nella ricerca. Sono state decifrate oltre 1.000 parole, corrispondenti al 30 per cento del testo, sulla Storia dell’Accademia di Filodemo di Gadara (110-dopo il 40 a. C.).

Le nuove conoscenze su Platone

Tra le scoperte più importanti è emerso che Platone fu sepolto nel giardino, un’area privata destinata alla scuola platonica, dell’Accademia di Atene, vicino al cosiddetto Museion o “sacello sacro alle Muse”.

Si è scoperto anche che Platone fu venduto come schiavo sull’isola di Egina nel 404 a. C., quando gli Spartani conquistarono l’isola o, forse nel 399 a.C., subito dopo la morte di Socrate. Finora si era creduto che Platone fosse stato venduto come schiavo nel 387 a. C. durante il suo soggiorno in Sicilia alla corte di Dionisio I di Siracusa.

Le ultime ore di vita di Platone sono state allietate da una giovane musicista della Tracia che suonava il flauto, ma il filosofo, nonostante fosse molto indebolito, espresse il proprio fastidio perchè l’esibizione era di scarsa qualità. Testimone fu un ospite caldeo proveniente dalla Mesopotamia.

Viene inoltre corretto il nome di Filone di Larissa in ‘Filione’, allievo del grammatico Apollodoro di Atene per due anni e dello stoico Mnesarco per sette anni, che morì a 63 anni in Italia durante una pandemia influenzale.

Gli studiosi sono fiduciosi che con il passare degli anni verranno scoperte nuove testimonianze storiche, perchè nelle ceneri del Vesuvio ci sta una storia da scoprire e da riscrivere.


NOTE

[1] Maria Paola Guidobaldi, Villa dei Papiri, Napoli, La Moderna Stampa, 2003.

[2] Arnold De Vos e Mariette De Vos, Pompei, Ercolano, Stabia, Roma, Editori Laterza, 1982.


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