L’italia scende di 5 posizioni e si avvicina sempre più al fondo della classifica dei paesi europei
Abstract: Nella giornata internazionale sulla libertà di stampa, le classifiche di Reporter Senza Frontiere certificano la scivolata dal 41° al 46° posto su 188 paesi e inoltre risulta al 19° posto sui 27 paesi membri dell’ Unione europea, unico tra i fondatori ad essere classificato nella fascia “problematica”. Una situazione preoccupante che è ancor più grave nel servizio pubblico, che registra la fuga di tantissimi grandi nomi dell’informazione e dell’intrattenimento televisivo, la protesta unanime dei giornalisti RAI che denunciano il tentativo di trasformazione della rete d’informazione in “megafono del Governo”, e la censura del monologo antifascista del Premio Strega Antonio Scurati. Una situazione che rischia di peggiorare ulteriormente con le denunce sempre più frequenti a carico dei giornalisti, senza dimenticare in questo quadro l’alto prezzo pagato dai giornalisti uccisi in Russia e a Gaza e l’intollerabile repressione di Julian Assange, ancora in carcere per aver rivelato gli abusi dei soldati statunitensi.
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La Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa
Il 3 maggio ricorre la Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1993 per celebrare l’importanza della libertà di stampa e ricordare ai governi il loro dovere di sostenere e far rispettare la libertà di parola sancita dall’Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 e celebrare l’anniversario della Dichiarazione di Windhoek, un documento sull’importanza fondamentale dei principi in difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media promulgato dai giornalisti africani a Windhoek nel 1991.
L’italia ha sancito il principio della libertà di stampa all’art. 21 della Costituzione:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. […]“
La classifica della libertà di stampa in Italia
L’osservatorio internazionale Reporters Sans Frontières/Reporters without Borders ha certificato un fenomeno avvertito da tutti, l’ulteriore compromissione della libertà di stampa in Italia, un paese che non è mai stato davvero libero ma che nel 2024 è sceso di ulteriori 5 posizioni rispetto l’anno precedente (41° posto nel (2023) raggiungendo la 46° posizione.
L’Italia inoltre risulta al 19° posto sui 27 paesi membri dell’ Unione europea, unico tra i fondatori ad essere classificato nella fascia “problematica”.
CLASSIFICA 2024 SULLA LIBERTÀ DI STAMPA IN 188 PAESI AL MONDO
2. Danimarca;
3. Olanda;
4. Finlandia;
6. Estonia;
7. Portogallo;
8. Irlanda;
9. Svizzera;
10. Germania;
11. Lussemburgo;
12. Lettonia;
13. Lituania;
14. Canada;
15. Liechtenstein;
16. Belgio;
17. Repubblica Ceca;
18. Islanda;
19. Nuova Zelanda;
20. Timor-Est;
21. Francia;
22. Samoa;
23. Regno Unito;
24. Jamaica;
25. Trinidad e Tobago;
27. Taiwan;
28. Suriname;
29. Slovacchia;
30. Spagna;
31. Moldavia;
32. Austria;
33. Mauritania;
34. Namibia;
35. Repubblica Dominicana;
36. Macedonia del Nord;
37. Seychelles;
38. Sud Africa;
39. Australia;
40. Montenegro;
41. Capoverde;
42. Slovenia;
43. Armenia;
44. Fiji;
45. Tonga;
46. Italia;
47. Polonia;
48. Croazia;
49. Romania;
Il giudizio internazionale sulla libertà di stampa in Italia
Nel rapporto 2024 di Reporter Sans Frontiérs si esprime anche un gravissimo giudizio sulla situazione italiana:
“La libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti. I giornalisti denunciano anche i tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà di coprire i casi giudiziari attraverso una “legge bavaglio” oltre alle procedure SLAPP che sono una pratica comune in Italia.”
Quanto la stampa libera sia temuta dalla mafia lo testimoniano gli omicidi di tanti giornalisti tra i quali:
Cosimo Cristina (1960);
Mauro De Mauro (1970);
Peppino Impastato (1978);
Mauro Francese (1979);
Giancarlo Siani (1985);
Mauro Rostagno (1988);
Giuseppe Alfano (1993).
La pressione politica sulla libertà di stampa in Italia
Ma ciò che è più intollerabile e preoccupante è l’azione repressiva della politica che ultimamente non conosce nemmeno il pudore, come nel caso della recente censura RAI del monologo antifascista di Antonio Scurati sul 25 aprile, testimoniata anche dalla fuga di numerosi giornalisti dall’emittente pubblica e dalle proteste dei giornalisti RAI che il 10 aprile scorso hanno emesso un comunicato durissimo attraverso la loro organizzazione sindacale (USIGRAI):
“La maggioranza di governo ha deciso di trasformare la Rai nel proprio megafono. Lo ha fatto attraverso la Commissione di Vigilanza che ha approvato una norma che consente ai rappresentanti del governo di parlare nei talk senza vincoli di tempo e senza contraddittorio. Non solo, Rainews24 potrà trasmettere integralmente i comizi politici, senza alcuna mediazione giornalistica, preceduti solamente da una sigla.
Questa non è la nostra idea di servizio pubblico, dove al centro c’è il lavoro delle giornaliste e dei giornalisti che fanno domande (anche scomode) verificano quanto viene detto, fanno notare incongruenze. Per questo gentili telespettatori vi informiamo che siamo pronti a mobilitarci per garantire a voi un’informazione indipendente, equilibrata e plurale.“
Le procedure SLAPP, l’uso della denuncia per imbavagliare i giornalisti
Le SLAPP, note anche come Strategic Lawsuits Against Public Participation (cause strategiche contro la pubblica partecipazione), sono azioni legali intentate contro i giornalisti o le organizzazioni che indagano o criticano la politica e i potenti gruppi aziendali.
Il 22 giugno 2021 la Corte Costituzionale ha dichiarato incompatibile con la Costituzione l’impianto sanzionatorio del reato di diffamazione eppure a tutt’oggi i due parlamenti che si sono susseguiti non hanno modificato la norma che punisce il reato d’opinione, in Italia come nei paesi meno democratici, con conseguenze sempre più gravi per il libero esercizio del diritto di informazione e cronaca. In questo modo, sempre più, il potere, economico e quello politico, assumono facilmente una postura manipolativa nei confronti dell’informazione, utilizzando la legge penale per zittire le critiche, bloccare le inchieste giornalistiche scomode e manovrare specifici episodi a fini propagandistici.
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