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INTERVISTA A SILVIA SCORDO CONSIGLIERA DI PARITA PROVINCIA DI PADOVA [CON VIDEO], Silvia Zaghi

La parità di genere negli enti locali e il ruolo spesso sconosciuto dei consiglieri di parità

Silvia Zaghi

Abstract: Si considera la parità di genere attraverso quattro dimensioni: economia, istruzione, salute, politica. L’opportunità e la partecipazione economica emergono come la dimensione più critica nel nostro Paese. Tra le numerose cause di questo gap un ruolo di primo piano sembra essere indentificato nella mancata condivisione dell’attività della cura famigliare (Istat parla del 70% del lavoro di cura dei figli e delle persone anziane a carico delle donne). Nell’intervista con la Consigliera di Parità, alla luce dell’esperienza maturata sul campo dall’inizio del suo incarico, si analizzando le criticità riscontrate nel territorio della Provincia di Padova e le azioni poste in essere per ridurre il divario di genere, prima fra tutte l’agire in sinergia con le altre istituzioni.

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Silvia Scordo

Silvia Zaghi, laureata in giurisprudenza, funzionaria Responsabile del Servizio di Polizia Locale, Commissario Straordinario Upli-Unione Polizia Locale Italiana per la Regione Veneto, ha due figli.

Silvia Scordo, architetto, Consigliera di Parità per la Provincia di Padova nominata con decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali n. 77 del 3 luglio 2020, funzionaria della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio dell’area metropolitana di Venezia e delle Province di Padova, Belluno e Treviso, collabora con l’Università IUAV di Venezia, ha due figli.


Silvia Zaghi: «La Consigliera di Parità è una figura istituzionale di nomina ministeriale, prevista a livello nazionale, regionale e provinciale, che si occupa di promuovere e controllare l’attuazione dei principi di uguaglianza, opportunità e non discriminazione tra uomini e donne nel mondo del lavoro.
In che cosa si sostanzia, nel concreto, l’attività della consigliera di parità?»

Silvia Scordo: «La Consigliera di Parità è una figura presente a livello sia provinciale, sia regionale, sia nazionale. Nella fattispecie la mia figura agisce nel territorio della Provincia. Agisce nella tutela e nella difesa di tutte quelle lavoratrici e lavoratori vittime di discriminazione e di violenza. La Consigliera non è una figura incardinata come dipendente a tutti gli effetti, nel senso che è un lavoro prettamente volontario e la Provincia in questo caso o la Regione o a livello nazionale il Ministero centrale, può stanziare, ma non è obbligatorio, dei fondi attraverso i quali la Consigliera o il Consigliere ha la possibilità di poter agire a favore e a protezione dei lavoratori e delle lavoratrici vittime di discriminazione e di violenza.  In questo caso, la Provincia di Padova ha stanziato dei soldi con i quali ho potuto incaricare un avvocato: attraverso uno sportello di consulenza gratuita, con le dovute misure di tutela e cautela, si svolgono le audizioni e si sentono le lavoratrici e i lavoratori che richiedono un incontro con la Consigliera. Attraverso questo incontro si individua effettivamente se c’è la discriminazione in ambito di genere; la persona potrebbe essere eventualmente indirizzata ai sindacati, al centro antiviolenza, se ci sono violenze domestiche o al di fuori dell’ambito lavorativo, o altresì indirizzata allo Spisal e quindi a tutti i canali sul territorio. Il mio primo compito è quello di fare rete sul territorio con tutte le istituzioni ed è importante perché si agisce in sinergia, anche con l’ispettorato territoriale del lavoro. Ad esempio io assisto alle audizioni anche eventualmente per intervenire perché il non rispetto delle leggi contrattuali, discriminante quindi a livello di sicurezza per un lavoratore che porta ad agire per ottenere ispezioni da parte dell’ispettorato del lavoro, può poi sfociare in discriminazioni in ambito di genere per il lavoratore o la lavoratrice o viceversa. Si lavora dunque in sinergia e tutto questo attraverso l’intervento gratuito dell’avvocato che ha ricevuto l’incarico. Questo è un primo aspetto del mio lavoro. Poi ci può essere effettivamente un lavoratore o una lavoratrice che ha già provveduto, a causa del non rispetto delle norme contrattuali, ad incaricare e quindi a scegliersi un proprio avvocato privatamente. Il nostro è un servizio gratuito, ma ognuno può scegliere il legale che reputa più competente dal punto di vista giuslavoristico. Il legale scelto dal lavoratore o dalla lavoratrice chiede alla Consigliera di intervenire con un intervento adesivo. Da quando ho avuto il conferimento ministeriale in qualità di Consigliera, ho avuto circa 200 richieste di intervento e ho avuto modo di vedere come sia l’intervento adesivo, sia l’intervento in sé della Consigliera sia considerato molto, specie in questo momento contingente e abbia un peso nella valutazione economica conseguente alla riqualificazione della dignità. Poi tutt’altro è anche l’attività di sensibilizzazione che la Consigliera ha la possibilità di intraprendere nelle scuole, da quella dell’infanzia per proseguire, ripulendo le lenti di osservazione dei più piccoli, nelle scuole elementari, ma anche dando degli strumenti e cercando di sensibilizzare i futuri lavoratori o lavoratrici che si affacciano col liceo e poi con l’università al mondo del lavoro.»

Silvia Zaghi: «È importante promuovere la cultura della parità di genere, sin dalla tenera età e agire in sinergia con le istituzioni scolastiche, attività che avete svolto nella Provincia di Padova?»

Silvia Scordo: «Devo dire che, sin dall’inizio del mio incarico, ero molto fiera ed entusiasta di poter fare la differenza e ho puntato con il Dirigente Scolastico, il Dott. Roberto Natale e in sinergia poi con tutti gli istituti comprensivi del territorio, ad innescare quello che poteva essere un progetto di sensibilizzazione che ho chiamato “Di pari passo camminando”, proprio per cercare di sradicare quegli stereotipi che inevitabilmente si formano in ognuno di noi, per le situazioni famigliari che ognuno vive. Poi però ho compreso, con l’esperienza sul campo, che questi interventi, che risultano adesivi e puntuali, dovrebbero invece far parte della quotidianità, entrare a far parte di tutte le discipline. Infatti, mi sono accorta anche con delle Conferenze effettuate con case editrici, che i libri di storia li leggiamo ma con un’impostazione esclusivamente al maschile. Ci si pone la domanda e tanti stanno già lavorando in questo senso, nel comprendere se gli stessi libri di storia o matematica possano essere scritti a quattro mani e far comprendere in qualsiasi disciplina come abbiano contato i progressi portati avanti dalle donne e dagli uomini: si scoprirebbe magari che nel ‘400 ci sono state tante donne giornaliste o che nell’ 800 c’erano architette strepitose e così via. Parlo di architette perché io vado a gioco facile.»

Silvia Zaghi: «L’eliminazione delle discriminazioni di genere passa necessariamente attraverso  la conquista dell’indipendenza economica e della parità retributiva tra uomo e donna. Peraltro, qui, a Palazzo Santo Stefano, a fine gennaio si è svolto “Equamente al lavoro: un convegno sulla parità retributiva e la legge Regionale” (la Legge 3/2022 “Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra donne e uomini e il sostegno all’occupazione femminile stabile e di qualità”). Analizzando la situazione in Veneto e nella provincia di Padova, è emerso ancora un gap occupazionale e retribuivo abbastanza rilevante, che rispecchia quella che è la situazione a livello nazionale. Secondo l’ultimo report del World Economic Forum nessun Paese al mondo ha ad oggi colmato i divari di genere, soprattutto per quanto riguarda la dimensione economica. È importante, come si diceva prima, sensibilizzare e portare anche a buone pratiche che cambino la mentalità e il modo di pensare e quindi creare un nuovo paradigma della parità di genere, da inserire nel DNA delle aziende, delle imprese ma io direi della società in generale, ed è questo l’obiettivo su cui bisogna impegnarsi.»

Silvia Scordo: «Hai riassunto e concentrato un qualcosa sul quale noi lavoriamo effettivamente da anni. Come dicevi tu ci sono state diverse conferenze come “Equamente al Lavoro” organizzata da Veneto Lavoro, che hanno sottolineato e hanno evidenziato tutta una serie di dati che intanto fanno comprendere come a parità di incarico le donne guadagnino la metà rispetto agli uomini, almeno qui in Veneto e questo è un dato sensibile ma è anche altrettanto, non so se dire disarmante e preoccupante, perché ci fa comprendere come non siano equamente allineabili la figura dell’uomo e della donna, soprattutto in una famiglia standard, dove ci sarebbe la volontà di poter comprendere quali delle due figure possa essere più propensa ad accudire i figli o ad accudire le persone anziane, ad organizzarsi nella parte domestica o ad essere smartabile, perché ogni famiglia ha il proprio equilibrio. Risulta invece sempre più sacrificabile la donna, perché guadagnando la donna meno, si predilige la possibilità di poter effettuare il part-time, con riverbero sugli aspetti pensionistici. Qualsiasi scelta dell’accudimento ricade su di lei, con tutti i rischi annessi e connessi perché ad esempio, l’abbiamo visto col Covid, le donne si sono ritrovate a dover accudire i figli, fare lo smart working, essere a casa e dover fare didattica a distanza, pulire casa, organizzare i malati e poi dover andare al lavoro, per chi aveva la reperibilità o la necessità di lavoro in presenza, soprattutto le donne infermiere e quant’altro, con un carico soprattutto in questa epoca sempre maggiore. Come dicevi tu prima, la banca mondiale ha evidenziato che se introducessimo, valorizzassimo e puntassimo sul valore delle donne, sulla loro professionalità, il PIL, e su questo punto ci sono espressi anche studiosi e anche un premio Nobel, aumenterebbe del 20%. Quindi è un dato sensazionale e si pensi a quanto la forza lavoro delle donne in questo caso è pregiudicata, sia a livello economico e di dignità, sia a livello di soddisfazione professionale. L’altro aspetto collaterale che tale quadro comporta e anche altamente negativo, è che in una società come la nostra dove abbiamo voluto l’uguaglianza diciamo “tra virgolette” e cerchiamo di essere indipendenti, di appropriarci della possibilità di poter scegliere, e attualmente cechiamo ancora di farlo, la non indipendenza salariale pesa, e faccio l’esempio della separazione: il procedimento in Tribunale, ha un costo, spesso si deve chiedere aiuto ai parenti, ai genitori, non si riesce a portare avanti e ad affrontate tutte le scelte che sarebbero giuste da fare per i figli. Nei casi più gravi, di violenza domestica, la donna non è nelle condizioni di poter denunciare o ha paura di denunciare, perché la denuncia porta con sé pesanti risvolti psicologici. Ricordiamo che con la denuncia si ha la possibilità del gratuito patrocinio. Quindi l’equità salariale che la legge regionale 3 del 2022 ha sottolineato a grande voce e in modo preponderante, non solo fa vedere quanto il Veneto stia facendo ma anche quanto ha fatto, perché le leggi le abbiamo ma le applichiamo in modo poco pregnante, perché siamo ancora in una civiltà che tutti i dati statistici dicono essere patriarcale… quindi dobbiamo continuare a lavorare.»

Silvia Zaghi: «La legge regionale Veneto peraltro ha istituito un registro delle imprese virtuose che consente a quelle imprese che mettono in atto criteri volti a favorire opportunità per le donne e anche la parità retributiva, di ottenere incentivi economici e così anche la normativa nazionale ha previsto per le imprese private la possibilità di ottenere la certificazione della Parità di genere, rilasciato da organismi ovviamente accreditati, certificazione cui sono collegati incentivi economici, in termini di detassazione. Strumenti che sicuramente possono aiutare nel portare avanti, nel sensibilizzare, nel cambiare la mentalità, proprio il DNA, come si diceva prima.»

Silvia Scordo: «Diciamo che ogni legge ha bisogno di tempi di maturazione. Faccio l’esempio della sostenibilità ambientale, la sostenibilità in architettura: ci sono state delle deroghe e ci sono tuttora per i beni tutelati che hanno portato a vedere l’architettura della pubblica amministrazione come baluardo di sensibilizzazione per riuscire ad ottenere l’efficienza, in questo senso anche le disposizioni per le imprese virtuose, che prevedono uno sgravio fiscale sui grandi numeri, sulle grandi aziende – perché non dobbiamo dimenticare che tutte le certificazioni iniziano a diventare obbligatorie e a coinvolgere imprese per che hanno dai 50 indipendenti in su – tuttavia possono sensibilizzare anche le piccole imprese ad essere virtuose e già aderire a tutto questo programma di certificazione sulla parità di genere e di riconoscimento della virtuosità.»

Silvia Zaghi: «Ricordiamo che il nuovo Codice dei contratti pubblici, novellato lo scorso anno, attribuisce alle imprese che hanno la certificazione della parità di genere, un punteggio maggiore nelle procedure di gara. Questo è sicuramente uno strumento positivo.»

Silvia Scordo: «Infatti, anche le imprese che non hanno 50 dipendenti ma che sono imprese più piccole hanno la possibilità di avere ed ottenere questa certificazione, proprio per essere adesso sinonimo di qualità, ma un domani, con tutta probabilità, come si è arrivati per la sostenibilità ambientale a 360°, si parlerà si sostenibilità di genere e quindi di qualità a livello lavorativo, che diventerà sempre più pregnante e magari obbligatoria.»


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