ETHICA SOCIETAS-Rivista di scienze umane e sociali
NOTIZIE Privacy

INTERVISTA A GUIDO SCORZA COMPONENTE GARANTE PRIVACY [CON VIDEO], Massimiliano Mancini

Tutti i devices che utilizzano sistemi di ripresa come le ZTL, AP, autovelox, telelaser e i sistemi di radiolocalizzazione devono essere sottoposti a valutazione d’impatto. I regolamenti comunali sui trattamenti dati e sulla videosorveglianza si devono inviare al Garante per il parere

Abstract: Intervista al prof. Guido Scorza, componente del collegio del Garante per la protezione dei dati personali, in occasione dell’evento “State of Privacy ’22”, organizzata dal Garante per la protezione dei dati personali a Napoli, nel Museo ferroviario di Pietrarsa il 23 settembre 2022, dov’é stato firmato il Manifesto di Pietrarsa da parte di tutte le principali istituzioni a tutela dei minori.

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L’intervista

Massimiliano Mancini

Massimiliano Mancini, direttore di Ethica Societas, rivista di scienze umane e sociali.

Massimiliano Mancini: «Partiamo da questa manifestazione, il significato e il valore di questo evento?».

Guido Scorza

Guido Scorza, avvocato, giornalista e professore a contratto di diritto delle nuove tecnologie e privacy presso l’Università degli Studi Roma Tre, l’Università degli Studi Internazionali di Roma – UNINT, l’Università degli Studi di Bologna. È componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, già avvocato cassazionista nonché socio fondatore dello Studio Legale E-Lex, responsabile degli affari legali nazionali e europei del team per la trasformazione digitale, Consigliere giuridico del Ministro per l’innovazione e rappresentante vicario del Governo italiano presso il GAC – Government advisory Board dell’ICANN nonché componente del sottogruppo policy del Comitato ad hoc sulla regolamentazione dell’Intelligenza artificiale del Consiglio d’Europa.

Guido Scorza: «Ricordare, naturalmente, i primi venticinque anni di vita dell’Autorità, anziché guardando al passato, come spesso si fa in occasione di queste celebrazioni, guardando al futuro e guardando a quali sono le nuove sfide che ci aspettano nei prossimi venticinque, ma, per essere più concreti, poiché nessuno di noi arriva a vedere così lontano, almeno ai prossimi cinque. Cosa ci aspetta a proposito della privacy al crocevia tra i tanti temi di cui si discute qui oggi, dalla genetica alle neuroscienze, dall’intelligenza artificiale all’IOT [Internet Of Things= internet degli oggetti n.d.r.]».

Massimiliano Mancini: «Lo stato della privacy, la percezione del valore delle norme e il loro rispetto in Italia, considerando che nel 2021 siamo stati il secondo paese in Europa per numero di sanzioni, peraltro quasi tutte su reclamo e non su iniziativa».

Guido Scorza: «Le sanzioni probabilmente non raccontano in maniera puntuale lo stato dell’arte, si rischia di pensare che siamo più attenti alla privacy di quanto come paese siamo effettivamente. Siamo indietro e io credo che lo siamo soprattutto sulla dimensione culturale. Quello che manca è soprattutto la percezione da parte del cittadino dell’importanza dell’identità personale, dell’importanza dei dati personali, l’importanza della privacy in una parola e questo credo che sia la scommessa più importante che, nel guardare ai prossimi cinque anni, noi abbiamo davanti: consegnare al cittadino più consapevolezza perché senza consapevolezza non c’é libertà, non si è in grado di scegliere per davvero, sul mercato così come in democrazia».

Massimiliano Mancini: «Nella videosorveglianza prevale la tolleranza per le potenzialità nella repressione dell’illegalità, non solo dei reati ma anche delle violazioni amministrative, o si deve privilegiare il controllo anche sul rispetto delle regole della privacy perché questo significa garantire la democrazia e la libertà dei cittadini. Ossia, in poche parole, il fine giustifica i mezzi oppure i mezzi devono essere sempre legali a prescindere dal fine?».

Guido Scorza: «In democrazia il fine non giustifica i mezzi, questa è una tentazione che abbiamo spesso. È difficilissimo convincere i soggetti pubblici e privati, ma anche i cittadini. Lo abbiamo visto in pandemia che non esiste un antagonismo tra diritti, che non si può chiedere a un cittadino di dover rinunciare a un po’ della sua privacy se vuole essere più sicuro o di rinunciare a un po’ della sua privacy se vuole stare meglio in salute. I diritti tiranni in democrazia non esistono, c’é sempre una questione di bilanciamento, di contemperamento di opposti diritti e interessi. Quindi non vince nessuno, non vince la sorveglianza sulla privacy e non vince la privacy sulla sorveglianza. Bisogna comprimere il diritto alla privacy nella misura minima necessaria per garantire la sicurezza, anche se molto spesso le tecnologie ci accompagnano a cedere al principio che il fine giustifichi i mezzi perché, naturalmente, è più facile così».

Massimiliano Mancini: «Se non c’é nessuno al di sopra della legge, se non c’é nessun princeps legibus solutibus (=principe/capo non assoggettato alla legge n.d.r.] questo vuol dire che bisogna rispettare le regole, quindi ad esempio la valutazione d’impatto deve essere fatta in ogni caso, nessun Comune può derogare da questo e che, soprattutto, nessun Comune può autonormarsi attraverso i Regolamenti sulla videosorveglianza che hanno un senso solo nel rispetto delle norme. Dico bene?».

Guido Scorza: «Ma le regole sono abbastanza chiare. C’é una potestà normativa , non è che si riscriva la Costituzione per questo, quelle norme [consentite n.d.r.] possono essere fatte, che siano anche di livello comunale. È necessario richiedere un parere del Garante che, tra l’altro, verifica proprio la proporzionalità della compressione della privacy rispetto al fine perseguito. Poi, naturalmente, ogni amministrazione fa la sua scelta sotto l’ombrello dell’accountability. Raccoglie il parere e procede, ovviamente a monte di quel parere c’é una valutazione d’impatto da fare, perché è difficile scrivere una regola senza misurare l’impatto di un qualsiasi tipo di trattamento, per quello che ci riguarda, sulla società. Quindi [per ricapitolare] si parte dalla valutazione d’impatto, si misura l’impatto di una iniziativa sulla società, si scrive il draft [=bozza] di regolamento e su quel draft di regolamento si chiede il parere al Garante. Poi auspicabilmente si rispetta il parere del Garante, i nostri pareri però non sono vincolanti e quindi l’amministrazione può mettersi sulle spalle il fardello della responsabilità di aver fatto liberamente una scelta diversa e quindi, naturalmente, a quel punto noi, nel caso, interverremo in un momento successivo nella dimensione della vigilanza».

Massimiliano Mancini: «Giusto. Ultima cosa, valutazione d’impatto anche per i devices, ad esempio per i sistemi di radiolocalizzazione delle auto dei dipendenti, anche nel caso delle auto della polizia, e valutazione d’impatto anche per i mezzi tecnologici come le barriere ZTL [=Zona a Traffico Limitato] e AP [Area Pedonale], i telelaser, gli autovelox e tutto ciò che utilizza telecamere?».

Guido Scorza: «I soggetti pubblici normalmente sono tenuti a una valutazione d’impatto, i loro trattamenti sono più invasivi e invadenti nei confronti dei cittadini, dei diritti e delle libertà. Quindi in tutti questi casi la valutazione d’impatto è richiesta dalla legge ma direi che, anche se non fosse richiesta dalla legge, è in ogni caso un elemento ineliminabile in un processo sano di gestione dei dati dei cittadini».

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