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SVELARE SEGRETI È (forse) CONSENTITO AI PARLAMENTARI, Roberto Castellucci

È eticamente tollerabile il comportamento dei parlamentari Donzelli e Delle Vedove che hanno svelato segreti per stigmatizzare l’opposizione che ha fatto visita a un terrorista?

di Roberto Castellucci

Abstract: Giovanni Donzelli, vicepresidente del Copasir, il comitato parlamentare che vigila sui servizi segreti, ha rivelato in parlamento intercettazioni riservatissimo a uso dei vertici del ministero di Giustizia che avrebbe ricevuto dal suo amico e collega di partito Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario al Ministero della Giustizia. Lo ha fatto per colpire alcuni parlamentari dell’opposizione che hanno fatto visita in carcere al terrorista Alfredo Cospito detenuto in regime di carcere duro ai sensi del 41bis per i gravissimi reati commessi. A prescindere dal fatto che visitare detenuti in carcere possa essere più o meno etico oppure opportuno, il fine giustifica i mezzi?

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L’affaire Cospito trova un inaspettato moltiplicatore mediatico e politico nel discorso tenuto presso la Camera dei Deputati dall’on. Giovanni Donzelli. O il contrario? Riassumiamo brevemente i fatti.

Alfredo Cospito

Il 7 maggio del 2012 Alfredo Cospito spara un colpo di pistola al polpaccio di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo nucleare. Per quell’agguato, l’anarchico è condannato a dieci anni e otto mesi di carcere nel 2013.

Contemporaneamente viene accusato di aver piazzato, nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006, due bombe artigianali a basso potenziale in un cassonetto vicino a una scuola per carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, l’esplosione delle quali non causa vittime.  Cospito viene così condannato ad altri 20 anni di carcere per strage comune, in base all’articolo 422, comma II, del codice penale e inserito nel circuito penitenziario ad alta sicurezza previsto per reati associativi.

Nel 2022, dopo sei anni di detenzione, la Corte di Cassazione decide che deve essere giudicato per “strage politica”, un reato molto più grave che chiama in causa la “sicurezza dello Stato”, sulla base dell’articolo 285 del codice penale che punisce “Chiunque, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato, commette un fatto diretto a portare la devastazione, il saccheggio o la strage nel territorio dello Stato o in una parte di esso è punito con l’ergastolo”. L’articolo in questione prevede l’ergastolo anche se l’attentato non ha provocato alcun morto o ferito e prevede anche la possibilità che questo si trasformi in ergastolo ostativo, cioè in una pena detentiva a vita che non prevede la possibilità di assegnare al recluso il lavoro all’esterno, la semilibertà e i benefici penitenziari.

Da maggio 2022 è stata disposta nei suoi confronti l’applicazione del cosiddetto 41-bis, particolare regime carcerario afflittivo introdotto dalla legge 10 ottobre 1986, n. 663, in quanto l’organizzazione della quale Cospito fa parte  ossia il FAI-FRI (Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale) è stata equiparata alla criminalità organizzata di stampo mafioso.

Lo scorso 19 ottobre, Cospito ha incominciato uno sciopero della fame, che dura ancora oggi, per protestare contro l’uso del 41-bis e l’ergastolo ostativo, accompagnata da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione. L’udienza è stata inizialmente prevista per il prossimo 20 aprile, ma anticipata al 7 marzo per il timore che Cospito potrebbe morire prima se dovesse continuare con il suo sciopero della fame.

Nel frattempo, il 19 dicembre 2022, la seconda sezione penale della Corte d’Assise d’Appello di Torino ha sollevato “questione di legittimità costituzionale dell’art. 69 comma 4 c.p., nella formulazione vigente a seguito dell’entrata in vigore dell’art. 3 della legge n. 251 del 2005, nella parte in cui, relativamente al delitto punito dall’art. 285 c.p., prevede il divieto di prevalenza della circostanza attenuante di cui all’art. 311 c.p. sulla recidiva di cui all’art. 99 comma 4 c.p”. In sostanza le pene comminate per i delitti previsti da questo titolo sono diminuite quando per la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo, il fatto risulti di lieve entità.

Di fatto, qualora l’eccezione sollevata dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino fosse accolta dalla Corte costituzionale decadrebbero di conseguenza l’applicazione del 41-bis e l’ostatività dell’ergastolo. Non a caso sul tavolo del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è depositata dal 12 gennaio un’istanza di revoca del «carcere duro» nei confronti del Cospito, presentata dal suo avvocato. Il Guardasigilli è in attesa del parere della Procura antiterrorismo di Torino e della Direzione nazionale antiterrorismo per poi prendere una decisione in merito. Un’altra via d’uscita dal carcere duro è legata alla situazione sanitaria, giudicata dai medici che vigilano sulla salute sempre più deteriorata dalle modalità della protesta. Come cornice della situazione, già di per sé abbastanza esplosiva, scoppiano tafferugli, proteste e piccoli attentati di matrice apparentemente anarchica non solo in Italia ma anche in altri Paesi europei.

In questo contesto, il deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), on. Giovanni Donzelli, ha riferito in aula parlamentare le conversazioni intercettate in carcere tra Cospito e alcuni detenuti, contenute in un documento riservatissimo a uso dei vertici del ministero di Giustizia.

Dalle notizie apparse su Repubblica on line del 1 febbraio, sembrerebbe che tali intercettazioni siano state fornite al Donzelli dal suo amico nonché appartenente allo stesso partito on. Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia. Tali intercettazioni sarebbero state usate dal Donzelli per fini politici, cioè per chiedere una presa di posizione alla sinistra rea di appoggiare le richieste di Cospito. In una parola metterla all’angolo, un angolo politicamente scomodissimo, anche alla luce della rivelazione di incontri avvenuti in carcere a gennaio tra Cospito e 4 parlamentari di sinistra.

Le reazioni? Il ministro Carlo Nordio ha annunciato un’indagine interna al ministero. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non ha sconfessato né condannato al momento le dichiarazioni dell’on. Delmastro, tra l’altro annoverabile insieme a Donzelli tra i suoi fedelissimi. L’on. Angelo Bonelli, dei Verdi, avrebbe presentato un esposto alla Procura di Roma contro Delmastro e Donzelli per rivelazione di segreto d’ufficio (fonte: Repubblica on line del 1 febbraio). Ovviamente la sinistra compatta, almeno stavolta, insieme a Iv chiede le dimissioni dei due amici e colleghi di partito. Che succederà?

Ovviamente gli scenari legali e medici sono di competenza dei responsabili preposti, cioè giudici e medici, e possono essere sfrondati dalla questione. Quelli invece politici sono invece legati, probabilmente, alla compattezza della maggioranza, anche se non sarebbe da escludere il sacrificio del duo.

In effetti, a ben riflettere, il ministro Nordio si è più volte espresso, di recente, a favore della riforma della legge sulle intercettazioni e coglierebbe la palla al balzo per mettere mano al pur non troppo vecchio decreto-legge 30 dicembre 2019 n. 161. Al contempo i due fedelissimi, qualora sacrificati, sazierebbero la sete giustizialista della sinistra da una parte, dall’altra sarebbero ben presto riciclabili per altri incarichi. E la Meloni? Beh, quello che forse pensava è stato in qualche modo detto in aula, ora non deve far neppure la fatica di spender parole…

Ps Fino al 1944 l’articolo 285 del codice penale prevedeva come pena, per i reati su indicati, la pena di morte…


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