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LA LOTTA PER L’UGUAGLIANZA DI GENERE E IL SUO CONTRIBUTO ALLA COSTRUZIONE DI UN MONDO SOSTENIBILE, Francesca Zaza

L’eguaglianza tra uomo e donna tra i 17 obiettivi ONU per il 2030

Francesca Zaza

Abstract: la condizione attuale della donna nella società è ancora caratterizzata dalla presenza limitante e pericolosa degli stereotipi e pregiudizi di genere. Gli studi e le ricerche ci raccontano di un orizzonte temporale decisamente lontano e molto complicato da raggiungere; per farlo, sono richiesti cambiamenti sociali e culturali che sono altamente sfidanti e che chiamano alla consapevolezza e all’azione ognuno di noi. Tale è l’importanza del riconoscimento della donna come essere socialmente e produttivamente uguale all’uomo, che l’ONU lo ha inserito nella lista del 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 per cambiare il mondo e renderlo più sostenibile per le generazioni future.

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Francesca Zaza, psicologa clinica e sociologa, ricercatrice sociale, consulente e formatrice aziendale.


GLI STUDI DEL PREMIO NOBEL 2023 PER L’ECONOMIA CLAUDIA GOLDIN

Claudia Goldin

Ad ottobre del 2023, la professoressa Claudia Goldin ha vinto il Premio Nobel per l’Economia come riconoscimento per il suo costante lavoro di ricerca storica e sociale con il quale ha fortemente contribuito alla comprensione dell’andamento del mercato del lavoro per le donne.

Eventi quali l’introduzione della pillola contraccettiva negli anni ’70 o il cambio di paradigma culturale legato allo status delle donne sposate che, grazie all’accesso alle scuole superiori, acquisiscono nuovi strumenti per accedere a impieghi lavorativi meno legati simbolicamente ai ruoli di moglie e madre , sono esempi di come i sistemi sociali ed economici sono interconnessi e di come la donna ne sia nevralgicamente al centro, subendone le influenze e modificandoli profondamente a sua volta.

Quanto studiato ed approfondito dalla Goldin ci mostra un mondo che, nei decenni, tanto ha perso avendo relegato la donna in un angolo che è stato, ed è ancora, tragicamente angusto e spesso senza via di uscita.

L’AGENZA ONU 2030, LA SOSTENIBILITÀ FORTE

Fortunatamente, oggi vi è un acceso dibattito socioeconomico che ha spostato il suo focus sul tema della sostenibilità, secondo i dettami dell’Agenda Onu 2030 che ha definito17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 per ri-costruire e lasciare alle generazioni future un mondo diverso, nel quale sia possibile vivere una vita qualitativamente migliore.

Tra questi obiettivi, quello della parità di genere è tra i più sfidanti in quanto richiede un cambio di prospettiva culturale immane per abbracciare nuove e coraggiose scelte, definite nell’ottica dalla cosiddetta “sostenibilità forte”, la quale implica drastici cambiamenti nei valori e nelle pratiche che orientano l’agire sociale e l’azione pubblica. È infatti drammaticamente chiaro come nei diversi ambiti della realtà sociale economica del nostro paese, permangano tutt’oggi stereotipi negativi sul raggiungimento di un’autentica parità sul piano della retribuzione, delle carriere,  del welfare .

L’ORDINARIETÀ DELLA VIOLENZA DI GENERE

Oggi assistiamo costantemente alle conferme che la violenza sulle donne ha perso il suo attributo emergenziale: quando una situazione o un evento ha la caratteristica dell’emergenza, vuol dire che è una situazione o un evento  anormale, sorprendente  e che in virtù di questo rompe lo schema cognitivo che solitamente usiamo per decifrare la realtà in cui è inserito.

Nel momento in cui queste situazioni, eventi, o altro, da emergenza assurgono al livello della normalità, noi cominciamo ad inglobarli nella nostra ordinaria conoscenza e valutazione della realtà. Ciò vuol dire che ci non ci stupiamo più e non ci aspettiamo altro di diverso da quello a cui ci siamo abituati.

È pane quotidiano la lista delle donne uccise cosi come l’organizzazione  di fiaccolate o anche la vista di  scarpe rosse su una scalinata per ricordare le donne pugnalate, soffocate, massacrate con un bastone nell’ androne dei palazzi o  trucidate insieme ai loro figli, rei agli occhi degli assassini di essere il prolungamento naturale che deve essere annientato senza se e senza ma, certe volte anche con coronamento della macabra opera d’arte attraverso il suicidio dell’assassino che così si sottrae ad ogni possibilità di giustizia  terrena.

IL MODELLO CULTURALE DELLA VIOLENZA DI GENERE

Non si tratta di una violenza senza senso, anzi! Il senso è da ricercarsi nella parola genere.

La violenza sulle donne è una violenza di genere perché nasce e si nutre dei pregiudizi, degli stereotipi, delle valenze culturali che traducono la donna in un mero oggetto da possedere, limitare, usare e riusare a proprio piacimento.

La violenza sessuale, la violenza carnale, per fare un esempio che è un pungo nello stomaco, colpisce il simbolo del corpo nella sua essenza biologica, anatomica, nella valenza del corpo come rappresentativo di un femmineo senza alcun valore se non quello dell’uso brutale e a sé stante di una vagina.

La Conferenza Mondiale dell’ONU del 1993 ha definito la violenza di genere come “qualsiasi atto che comporti, o potrebbe comportare, una sofferenza fisica, sessuale o psicologica o una qualsiasi forma di sofferenza alla donna , comprese le minacce di tali violenze, forme di coercizione  o forme arbitrarie di privazione della libertà personale che si verifichino nel contesto sia della vita privata che di quella pubblica “.

Sono passati 30 anni dalla Conferenza su citate, molte altre ce ne sono state e molti passi in avanti sono stati indubbiamente compiuti, quanto meno nella consapevolezza di quanto sia necessaria l’applicazione di tutte quelle misure che possano contribuire sempre più a ridurre, ed auspicabilmente ad annullare, quanto oggi concorre a giustificare e perpetrare una idea della donna come essere altro.

L’UGUAGLIANZA ANCORA LONTANA

In questo senso è condivisibile la riflessione sulla ancora lontana uguaglianza di fatto tra uomo e donna perché, a 75 anni dalla seduta parlamentare nella quale la madre costituente Teresa Mattei si battè affichè fosse migliorato il secondo comma dell’articolo 7, poi 3, e cioè che fosse aggiunto il termine “di fatto” nella forma dell’articolo stesso ( “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano -di fatto- la libertà e l’uguaglianza degli individui ed impediscono il completo sviluppo della persona umana”),  siamo ancora nella condizione di sentire come attuali le parole  di una donna lontana nel tempo perché il –di fatto– di cui lei parla altro non è se non l’insieme di ogni pensiero, parola , azione che serva a rimuovere  gli  ostacoli alla libertà e all’uguaglianza delle donne.

E’ una montagna incredibilmente alta da scalare e per questo è necessario  interrogarci su quale possa essere il contributo di ognuno di noi alla partecipazione attiva e costante alla costruzione di questo “di fatto “che possa sostanziarsi in spazi di espressione della Donna con le sue peculiarità e caratteristiche precipue.


BIBLIOGRAFIA

GOLDIN, C. (2021), Career & Family: Women’s Century-Long Journey Toward Equity, Princeton University Press.

TRIPODINA, C. (2021), I gradini di pietra della parità di genere, Editoriale scientifica.

FRASCHETTI, L.; MOIN, G. (2023), Sociologia per la sostenibilità e analisi dei processi globali, La Sapienza Editrice.

SITOGRAFIA

https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-contesto/normativa-internazionale

https://www.costituzionalismo.it/wp-content/uploads/2-Fasc-3.-Tripodina.pdf

https://asvis.it/goal5


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