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ZONA ECONOMICA SPECIALE UNICA PER IL MEZZOGIORNO, Riccardo Feola e Chiara Salzano

Una grande opportunità di sviluppo economico sostenibile

Riccardo Feola
Riccardo Feola Segretario Comunale ed esperto di finanza digitale

Abstract: Le opportunità offerte dall’istituzione e disciplina delle Zone Economiche Speciali, istituite dalla legge 123/2017 per lo sviluppo economico del Mezzogiorno d’Italia, sono state pressoché ignorate anche per la visione frammentata del territorio, dal 1° gennaio 2024, il oggi decreto-legge 124/2023 ha istituito la “ZES unica” che include tutta l’Italia meridionale, offrendo un grande modello di sviluppo economico green e sostenibile che potrebbe dare un nuovo futuro agli antichi problemi di un territorio che soffre gravi carenze infrastrutturali nonostante le grandi eccellenze agroalimentari le straordinarie risorse turistiche e paesagistiche e le rilevanti potenzialità industriali.

Chiara Salzano

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LE POLITICHE DI TUTELA AMBIENTALE NEL PROGETTO ZES

Il decreto-legge 20 giugno 2017 n. 91, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2017 n. 123 (GURI Serie Generale n. 188 del 12 agosto 2017) e successive modificazioni, nell’ambito degli interventi urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno, aveva previsto e disciplinato la possibilità di istituzione delle Zone Economiche Speciali (ZES) all’interno delle quali le imprese già operative o di nuovo insediamento avrebbero potuto beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative[1].

L’opportunità, rivolta alle regioni individuate dalla normativa europea come “meno sviluppate” ed “in transizione”, avrebbe dovuto consentire lo sviluppo delle imprese ivi operanti, nonché l’insediamento di nuove imprese, mediante la creazione di condizioni più favorevoli in termini economici, finanziari ed amministrativi.

Il decreto-legge n. 124/2023 istituisce, a partire dal 1° gennaio 2024, la Zona economica speciale per il Mezzogiorno – “ZES unica” che comprende i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e che sostituisce le attuali Zone economiche speciali frammentate in 8 diverse strutture amministrative[2].

Tra le innovazioni per le imprese, nuove ovvero già esistenti, che operano nell’area ZES, infatti, sono previsti tempi più celeri per la definizione dei procedimenti amministrativi, soprattutto in materia di valutazione d’impatto ambientale (VIA), di valutazione ambientale strategica (VAS), di autorizzazione integrata ambientale (AIA), nonché in materia di autorizzazione unica ambientale (AUA) e di autorizzazione paesaggistica (art. 5 D.L. 91/2017).

L’obiettivo perseguito è, essenzialmente, quello di promuovere lo sviluppo delle imprese già presenti nell’area e di attrarre insediamento di nuove aziende attraverso procedure amministrative e burocratiche sensibilmente semplificate, nonché attraverso la previsione di incentivi fiscali. Le misure di incentivazione, inoltre, sono articolate in modo tale da poter valorizzare gli investimenti per la digitalizzazione industriale nonché i contratti di sviluppo, per mettere a sistema gli investimenti con le strategie regionali[3].

E’ evidente l’indirizzo attuativo e il rapporto di interdipendenza che sussiste tra la ZES unica e la transizione ecologica, auspicando una rete di supporto ampia ed efficace, anche al fine di incrementare la qualità offerta da una pluralità di servizi: per incoraggiare ancor più un modello di sviluppo economico green e sostenibile, restano escluse dai benefici ZES le aziende che operano nei settori dell’industria siderurgica, carbonifera e della lignite, dei trasporti e delle relative infrastrutture, della produzione, dello stoccaggio, della trasmissione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, della banda larga nonché ai settori creditizio, finanziario e assicurativo[4].

La crescente necessità di coniugare la tutela ambientale con energia pulita dei processi produttivi delle ZES trova forza in diverse normative ed iniziative, sottolineando la particolare importanza affermata sia nella conferenza delle Nazioni Unite sullo Stato dell’Ambiente e sullo Sviluppo (UNCED, 1992) sia nel parere del Comitato economico e sociale europeo sulla politica portuale comunitaria (2007/C 168/12)[5].

In questo settore[6], infatti, il perseguimento degli obiettivi e sotto-obiettivi operativi, il raggiungimento delle performance prestabilite e la definizione di tutte quelle scelte strategiche a basso impatto, rappresentano il fulcro nodale del progetto di sviluppo, che deve riguardare, preliminarmente, iniziative volte alla salvaguardia dell’ambiente.

Da un punto di vista analitico-funzionale, le scelte strategiche sono sottoposte ad un rapporto di interdipendenza con la realizzazione di uno o più progetti di investimento in bioeconomia, con research project improntati allo sviluppo e all’innovazione.

In ogni caso, i programmi attuati attraverso le agevolazioni del contratto di sviluppo, possono prevedere anche la realizzazione di opere infrastrutturali, materiali o immateriali, purché funzionali all’obiettivo perseguito dal programma stesso.

Le misure poste in essere per fronteggiare le crescenti esigenze di riduzione dei livelli di inquinamento, del degrado ambientale e delle emissioni dannose nei processi produttivi aziendali, con vocazione alle fonti rinnovabili di energia e alla decarbonizzazione, risultano tuttavia insoddisfacenti per gli standard fissati dalla Commissione Europea.

In tal senso, la ZES unica potrà comportare un grande beneficio, in particolare per le PMI, con la previsione di cospicui incentivi economici, il cui focal point consiste proprio nella valorizzazione delle scelte green, dacché nel piano operativo di sviluppo delle linee guida saranno certamente integrati i principi della transizione ecologica, nelle misure di sviluppo economico promosse proprio dalla ZES.

Proprio per questo, sono privilegiate le iniziative che prevedano la realizzazione di programmi di investimento produttivo e/o programmi di investimento, soprattutto nelle aree meno sviluppate, per la tutela ambientale, della biodiversità e degli ecosistemi, di recente entrati a far parte anche dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana, con la modifica gli articoli 9 e 41.

Per il territorio italiano, in particolare nelle aree portuali, retroportuali ed interne, principalmente nei contesti urbani, le azioni per mitigare l’impatto ambientale dei processi produttivi rivestono un ruolo di fondamentale importanza, con collaboration strategies che possano indirizzare sia le istituzioni che gli stakeholders di settore, ad una maggiore percettività delle tematiche ambientali e, conseguentemente, enfatizzare tutti quegli standard di sicurezza preventivi che possano avere un impatto positivo ed eco-friendly sulle procedure aziendali.

LE ZONE FRANCHE DOGANALI

Nelle ZES possono essere istituite Zone Franche Doganali intercluse, ai sensi del regolamento (UE) n. 952/2013, la cui perimetrazione è approvata con determinazione del direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Le Zone Franche Doganali sono territori interclusi e delimitati, con controlli all’entrata e all’uscita, facenti parte del territorio doganale UE, in cui è possibile depositare e stoccare merci terze in sospensione dal pagamento dei diritti doganali, effettuare manipolazioni usuali, lavorazioni di trasformazione/assemblaggio, sfruttando il regime doganale speciale del traffico di perfezionamento attivo, svolgere lavorazioni delle merci in regime di temporanea importazione per poi essere importate, riesportate o vincolate ad altro regime doganale.

Molteplici i vantaggi garantiti da questo strumento alle imprese, tra cui il beneficio dell’esenzione dal pagamento di dazi e IVA: recentemente, infatti, sono state approvate dal comitato di indirizzo della ZES Adriatica, nell’ambito di un’iniziativa interregionale che coinvolge le regioni di Puglia e Molise, ben sette proposte per la creazione di Zone Franche Doganali (o ZED).

Una misura che sosterrà certamente lo sviluppo industriale delle zone aderenti, che trasversalmente favorirà gli utenti finali: l’IVA, ad esempio, quale imposta indiretta, si ripercuote proprio sul consumatore del prodotto o servizio offerto.

LO SPORTELLO UNICO DIGITALE ZES – S.U.D. ZES

Una ulteriore novità è rappresentata dall’istituzione dello sportello unico digitale ZES, per le attività produttive nella ZES Unica, al fine di garantire un rilancio  unitario  delle  attività produttive  del  territorio  delle  regioni  del  Mezzogiorno, in conformità agli elevanti standard tecnologici dettati dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e dal Ministero per l’Innovazione Tecnologica e Transizione al Digitale.

Lo sportello unico ha competenze in tema di procedimenti amministrativi inerenti alle attività economiche e produttive di beni e servizi e a  tutti  i  procedimenti amministrativi  concernenti  la  realizzazione, l’ampliamento, la cessazione, la riattivazione, la localizzazione e la rilocalizzazione di impianti produttivi, nonché interventi edilizi afferenti le attività produttive, infine, anche riguardo la ristrutturazione di  strutture  dedicate  ad  eventi sportivi o eventi culturali di pubblico spettacolo.

Lo sportello, che interagisce telematicamente con i sistemi informatici delle Pubbliche Amministrazioni e degli enti locali, molto simile, nel funzionamento, al SUAP comunale, consente di gestire digitalmente numerose pratiche per la propria attività di impresa, dall’avvio dell’attività ad ogni altro  adempimento in itinere, l’iscrizione a webinar formativi, oltre alle informazioni utili per le Agenzie per le Imprese, ed in particolare i dettagli della procedura per l’accreditamento.

CONCLUSIONI

In conclusione, la costituzione di una ZES unica per il Mezzogiorno rappresenta, potenzialmente, un prezioso strumento di crescita, capace di attrarre capitali e di facilitare gli investimenti, promuovendo lo sviluppo economico di territori non particolarmente floridi e che necessitano di sostegno a tutto campo per la ripresa dell’attività industriale. Così, le strategie di organizzazione e sostenibilità in uso in alcune ZES già costituite assurgono a modello di efficaci best practices, estensibili anche a molte delle zone del Mezzogiorno, per appianare le asimmetrie competitive e rafforzarne la produttività.


NOTE:

[1] https://www.agenziacoesione.gov.it/zes-zone-economiche-speciali/

[2] https://politichecoesione.governo.it/it/strategie-tematiche-e-territoriali/strategie-territoriali/zone-economiche-speciali-zes-e-zes-unica/

[3] Di Ruocco I, D’Auria A. (2023). The multidimensional impact of Special Economic Zones in Campania Region. The TIA tool for land economic evaluation. EDITORIALE BDC. Bollettino Del Centro Calza Bini

[4] https://www.reteagevolazioni.it/credito-imposta-zes-unica/

[5] https://www.dite-aisre.it/la-relazione-nella-transizione-ecologica-e-le-zes-in-campania/

[6] Di Ruocco I, D’Auria A. (2023). The multidimensional impact of Special Economic Zones in Campania Region. The TIA tool for land economic evaluation. EDITORIALE BDC. Bollettino Del Centro Calza Bini


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