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Economia Interviste Massimiliano Mancini NOTIZIE

IL GOVERNATORE BANKITALIA AL FESTIVAL DELL’ECONOMIA DI TORINO (Parte 4) Massimiliano Mancini

Trascrizione integrale dell’intervista del direttore de La Stampa Massimo Giannini al governatore Vincenzo Visco sul tema “Quale futuro per la globalizzazione”.
Parte 4: Tax & transfer e patrimoniale.

di Massimiliano Mancini

Abstract: Per rendere accessibile a tutti, in un’ottica di #accessibilità e di #inclusività verso il mondo della #disabilità, in partciolare nei confronti dei #sordi e dei #DSA, uno degli scopi principali del nostro editore noprofit Ethica Societas UPLI società cooperativa sociale onlus, abbiamo trascritto integralmente il testo dell’intervista del direttore del quotidiano La Stampa Massimo Giannini al #governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco alla prima edizione del Festival dell’Economia di Torino. Un intervento fondamentale per comprendere appieno il contesto economico, finanziario e sociale del mondo, dell’Europa e del nostro paese e le prospettive offerte dal #PNNR – #NextGenerationUE. Fuori dalla retorica politica e dagli interessi di parte, il capo di #Bankitalia fornisce una mappa lucida e accessibile a tutti per comprendere i grandi cambiamenti in atto e il futuro della #globalizzazione commentando la “Relazione annuale sul 2021. Considerazioni finali del Governatore” presentate lo scorso 31 maggio 2022.

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QUALE FUTURO PER LA GLOBALIZZAZIONE?

4 Giugno 2022
ore 17:00
Teatro Carignano
IGNAZIO VISCO
introduce MASSIMO GIANNINI

 

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Massimo Giannini, direttore de La Stampa

Massimo Giannini: «Senta ancora una cosa su questo aspetto però da un altro lato cioé quello fiscale. Perché non possiamo dimenticare il valore redistributivo della tassazione, anche dal punto di vista dell’attenuazione delle ingiustizie e delle diseguaglianze sociali. Qualche giorno fa sul nostro giornale il leader della CGIL Maurizio Landini ha proposto un aumento della tassazione delle rendite, non la patrimoniale perché quella non era in campo, per bilanciare eventuali detassazione di tutti gli aumenti salariali legati alla produttività. È una via da seguire questa, non è il momento di aggredire anche dal punto di vista fiscale il tema delle diseguaglianze?».

Ignazio Visco, governatore Banca d’Italia

Ignazio Visco: «Dunque prima della pandemia e anche prima, ovviamente prima della guerra, di queste cose già si discuteva a proposito di che fare per quegli effetti negativi della globalizzazione. Cioè se noi andiamo indietro ed eliminiamo la globalizzazione ed eliminiamo il benessere creiamo grandi disastri, credo che se chiudiamo i mercati se ritorniamo su due blocchi non solo nell’attività produttiva di breve periodo, perché queste catene del valore non funzionano più, ma anche perché se non puntiamo sullo sviluppo dei paesi più arretrati veramente creiamo le premesse per una loro pressione anche demografica nei nostri confronti. Quindi è un errore. Nello stesso tempo si discuteva però degli effetti negatici sulla distribuzione dei redditi oltre che delle opportunità che richiedono politiche dell’istruzione, della sanità, eccetera di altro livello. Si discuteva che fare e Angus Diton, che è un grande economista scozzese, adesso insegna a Princeton, che ebbe un Nobel proprio per questi studi sull’uguaglianza, quando abbiamo avuto mi ricordo un dibattito disse: “Tax and transfer”. Questa è la soluzione fondamentale sul piano redistributivo. Quando si parla dell’aumento del costo del petrolio o dell’aumento del gas, che per noi è particolarmente significativo, che si può fare rispetto a questo. Beh quando eravamo più giovani parlavamo della “Tassa dello sceicco”. Che si fa della tassa dello sceicco? La assorbi, non la puoi ributtare allo sceicco, quello c’ha il monopolio del petrolio. Puoi fare tante cose, puoi passare alle rinnovabili, quindi puoi fare investimenti per un altro tipo di fonte di energia, costano nel frattempo ma poi nel lungo periodo rendono molto. Puoi economizzare, riduciamo il riscaldamento o il raffreddamento delle case, vale poco però puoi farlo, e tante altre cose. Sicuramente puoi cambiare la tecnologia e migliorare essere più efficienti sul piano energetico. Ma il punto cruciale è che una tassa va pagata e a questo punto ciò che dobbiamo discutere è chi deve pagare la tassa e la può pagare sicuramente il più ricco. [Giannini: la può o la deve?], trasferendo in parte per un periodo temporaneo quanto dura questo aumento, questa tassa, eccetera, trasferendo la parte della sua ricchezza, del suo reddito per compensarla; la può pagare chi verrà dopo di noi e quindi quando si dice scostamenti di bilancio, avete detto prima più debito pubblico… [Giannini: lei dice basta agli scostamenti di bilancio] ma il mio problema non è tanto basta, il mio problema è che non lo dico io basta, qualcun altro, qualcun’altra che lo dice ma qualcun altro lo dice qualcun altro basta per noi e a questo punto i rischi sono troppo alti per noi e quindi è sicuramente uno strumento che bisogna ragionare. Ne parlavo a Bari anni fa, quando introdussi il concetto della riforma organica della tassazione e abbiamo visto varie riforme nel tempo [Giannini: nessuna organica mi spingo a dire]. Beh ho provato a dire qualcosa nelle considerazioni finali e sicuramente nella tassazione dei redditi ci sono stati dei progressi nello smussare irregolarità anche molto forti ma sicuramente il famoso messaggio di Tremonti “dalle persone alle cose” non è che sia tanto avvenuto, ai beni dalla tassazione diretta, indiretta e così via. Però prima o poi bisogna fare i conti con questo e quindi è inutile rinviare nel tempo la commissione che si deve occupare della riforma tributaria, sono tutte cose da fare in fretta. Stessa cosa gli investimenti della scuola, si rinviano continuamente perché i ritorni di tutte queste cose sono oltre la prossima scadenza elettorale però mi spiace perché se tu hai deciso di servire la collettività facendo il politico ti assumi la responsabilità di fare le riforme anche se vanno oltre il tuo mandato.».

Massimo Giannini: «Senta a questo proposito abbiamo pronunciato la bestemmia patrimoniale e non voglio fargliela ripronunciare. Però abbiamo anche un altro problema in Italia, c’è questa massa straordinariamente elevata di risparmio privato, perlopiù detenuta presso gli istituti di intermediazione finanziaria, bancari soprattutto, come si fa senza introdurre appunto stangate punitive che disincentivano quel tipo di impiego del denaro però a renderlo liquido e disponibile per la crescita del paese.».

Ignazio Visco: «Beh prima di tutto se uno va a confrontare i depositi presso le banche dei residenti in Italia e quelli dei residenti in Francia e in Germania non è che sia molto diverso, la percentuale di ricchezza finanziaria detenuta come depositi, certo è salita un po’ per la pandemia, per cui in qualche modo c’è stato un risparmio forzato che gli Italiani che potevano permetterselo hanno tenuto in depositi bancari, ma questa cosa scenderà, sarà riassorbita… Buona parte dei risparmi italiani è cresciuta, più o meno equivalente come dimensione ai depositi sono fondi di vario tipo, i fondi aperti e alcuni i fondi chiusi, la distanza è molto grande fra i due. Quello che si osserva è che alcuni di questi fondi sono esterovestiti o eterovestiti a seconda delle convenienze di chi li mette assieme e li offre, sono più o meno equilibrati quindi cercano di compensare i rischi ai risparmiatori. Il problema è che questi fondi, molte volte, sono formati da capitale e da investimenti, anche obbligazionari ma anche azionari, non di imprese italiane. Cioè le imprese italiane in qualche modo non emettono sufficiente valori azionari o anche obbligazionari per finanziare la propria crescita. Quindi il punto cruciale è perché non lo fanno e la maggior parte delle risposte ha a che fare con le dimensioni. Quindi la questione delle dimensioni [Giannini: è veramente cruciale] è cruciale. Ci sono piccole imprese straordinariamente efficienti in Italia, la nostra bilancia commerciale ha avuto un successo straordinario dopo la crisi del debito sovrano 2011/2012 perché sostanzialmente un po’ ripulite dai debiti, le famose sofferenze o crediti deteriorate, e un po’ perché si sono spostate in settori più avanzati e hanno avuto successo. Ma sono poche e sono piccole. Devono essere di più e devono crescere. È una sfida straordinaria che riguarda due fattori: da un lato gli incentivi per farlo e dall’altro la capacità imprenditoriale e manageriale che c’è in Italia. In Italia ci sono 4.3000.000 imprese ma non possono esserci 4.300.000 managers di valore e questo dobbiamo che si comprende…».

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Festival Economia Torino, 04/06/2022

LE ALTRE PARTI DELL’INTERVENTO:

PARTE 1-Incertezza e globalizzazione.

PARTE 2-Distribuzione dei redditi e salari.

PARTE 3-Produttività e salario minimo.

PARTE 4-Tax & transfer e patrimoniale.

PARTE 5-PNNR e politica nazionale.

DOCUMENTI SCARICABILI:

Relazione annuale sul 2021. Considerazioni finali del Governatore 2022 (dal sito Banca d’Italia).

Piano nazionale Ripresa e Resilienza-NextGenerationUE (dal sito MISE).

Proprietà artistica e letteraria riservata © Ethica Societas UPLI (2022).

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