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NOTIZIE Scienze Politiche

QUALE PACE PER IL MEDIO ORIENTE, Fabio Ghia

Una ipotesi per dare dignità e credibilità all’intero Medio-Oriente

Fabio Ghia

Abstract: L’analisi delle premesse storiche, politiche e religiose dell’attuale contesto geopolitico del conflitto arabo-israeliano per uan ipotesi di soluzione per l’intera area mediterranea di Fabio Ghia, già ammiraglio e addetto militare presso l’ambasciata d’Italia a Tunisi.

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Mi rimbomba ancora nella mente quanto trasmise, forse erroneamente, il TG2 delle 20:30 del 7 novembre dell’anno scorso. Una telefonata originata da un quasi sicuramente “drogato” terrorista di Hamas, che raccontava in diretta ai propri genitori, con voce quanto mai eccitata, le nefandezze, l’efferato crimine, l’infame reiterata sparatoria con cui aveva portato alla morte una giovane israeliana, impaurita e non armata, nel nome di Allah u Akbar (trad. Allah è grandissimo). E, ancor di più, la voce dei suoi genitori che si congratulavano con il barbaro assassino per quanto stava facendo, dicendogli che la benedizione di Allah era su di lui! Così come la fredda risposta del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, alla presa di conoscenza della morte dei suoi tre figli e tre nipoti nel campo di Shati, sulla costa vicino a Gaza city. Con voce fredda e esente da emozioni, rispose con poche semplici parole: “Sono degli eroi e la benedizione di Allah è su di loro perché sono morti per la Jihad!”.

È passato più di un anno dal 7 ottobre 2023 e il solo ricordo della cronaca di quella “tragica” giornata porta a ritenere inumano quanto accaduto e inaccettabile che, dallo spietato e fanatico terrorismo di Hamas, si sia passati a una guerra fratricida con Israele, cui si è aggiunto successivamente Hezbollah in Libano. Ambedue le componenti musulmane, sponsorizzate e pienamente supportate da Teheran, sin dal 2018, sono state definite “organizzazioni terroristiche” da dieci nazioni occidentali, tra cui Stati Uniti e Unione Europea. In ambito Nazioni Unite, per contro, grazie principalmente all’Iran e altre nazioni sciite del Golfo, entrambe sono state sponsorizzate e ampiamente foraggiate quali legittime organizzazioni umanitarie approvate dalle Nazioni Unite.

Il perché abbia definito questa tipologia di guerra quale “fratricida” -la più inumana e distruttiva che possa esistere!- risiede in quella terra tanto contesa quanto sacra per le tre religioni monoteiste che la considerano tutte la Terra Santa. Michel de Certeau ci fornisce forse una interpretazione: «La Chiesa (Israele per gli Ebrei e la Umma per l’Islam) è una società. Ora, ogni società si definisce per ciò che essa esclude. Formare un gruppo significa creare degli estranei. C’è qui una struttura bipolare, essenziale a ogni società: essa pone un “di fuori” perché esista un “fra noi”, delle frontiere perché si delinei un paese interno, degli “altri” perché prenda corpo un «noi». Questa legge è anche un principio di eliminazione e di intolleranza. Essa porta a dominare, in nome di una verità definita dal gruppo. Per difendersi dall’estraneo, lo si assorbe oppure lo si isola».

Ecco, tutto questo rappresenta la realtà di quanto continua ad accadere in Palestina da più di tremila anni a questa parte. E di questo difendersi dall’estraneo. Gerusalemme, città santa per tutte e tre le religioni monoteistiche, ne è testimonianza millenaria, al punto tale che Vincent Lemire (storico dell’università di Parigi), paragonando Gerusalemme ad altre città millenarie quali Roma, Parigi, Atene, etc., la definisce una “città senza storia”, nel senso che la storia archeologica di Gerusalemme la si deduce dalla lettura dei sacri testi, ma come reperti ben poco è rimasto, anzi l’affermarsi dei nuovi culti e culture differenti ha comportato la quasi completa distruzione dei simboli storici della precedente cultura. Eppure Gerusalemme è sacra per gli Ebrei, in quanto loro patria dove si trova il Tempio Santo e capitale del Regno di Giuda oltre che d’Israele sin dal 2500 a.C. circa. È sacra per i Cristiani perché è qui che Gesù Cristo, il Messia, si è manifestato ed è risorto. Ed è sacra per i Musulmani perché è scritto nel Corano che qui sia avvenuta l’ascesa al cielo del profeta Maometto!

Tomba di Giuseppe

La terra di Palestina ha visto convivere nei tempi antichi tante popolazioni nomadi, gli Egizi, gli Assiri, i Babilonesi, cui si sono aggiunti gli Ebrei inizialmente in una mutua, pacifica convivenza. Ma l’intera Palestina ha visto poi l’istaurazione di Roma imperiale di Tito Flavio Vespasiano e, nel 70 d.C., le gemme architettoniche di Gerusalemme e l’unico tempio ebraico furono distrutti per poi concludersi nel 73 d.C. con la completa scomparsa dell’unica piazzaforte ebraica Masada, di cui non è più rimasta traccia! A riguardo, ancora oggi esiste l’annuale ricorrenza ebraica della Tisha BeAv.

Ne ha fatto seguito, poi, la cristianizzazione dell’Impero romano che, malgrado tutto, ha comportato una quasi pacifica convivenza con gli ebrei, visto che Gesù nacque giudeo e quindi ebreo anche lui. Poi, a partire dal 670 d.C., seguirono gli Arabi e gli Ottomani che, purtroppo, sin dall’inizio mostrarono una certa avversione nei confronti del popolo ebreo. E così si continuò la diaspora ebrea per secoli, causando l’allontanamento di buona parte del popolo da Israele.

Nel 1948, cioè 3448 anni dopo che erano giunti in Israele, gli ebrei poterono attuare quanto Dio aveva loro indicato come loro patria e nazione di appartenenza. Infatti, nella Genesi è narrata la storia di Abramo e del suo incontro con Dio, con l’attribuzione di una terra dedicata. Nella stessa terminologia biblica sono designati col nome di patriarchi i tre tradizionali progenitori degli ebrei, cioè Abramo, Isacco e Giacobbe. Anzi è proprio a Giacobbe che Dio impose di cambiare nome in Israele.

La citazione della Bibbia è necessaria perché è dalla conoscenza dei Sacri testi che meglio si comprendono anche le ragioni delle terribili azioni, per non dire l’odio, perpetrate nei confronti degli ebrei nel tempo dai Romani prima e dai Musulmani poi.

Il Corano e le numerose hadīth (sommario delle interpretazioni Coraniche, dei detti e i modi del profeta Maometto) sono ancora oggi l’unica fonte di credo che un musulmano deve conoscere. Anzi, la stessa parola “Corano”, che tradotta in italiano significa “recitazione”, deve essere imparata a memoria dal credente e a lui non è data la possibilità di “interpretare” la parola di Dio! Ora, ai fini della comprensione dell’ostilità tuttora emergente tra islam (in special modo quello sciita) ed ebraismo, citerò solo alcuni episodi narrati o estratti dal Corano e il corrispettivo indicato dalle hadīth.

Nel 622 d.C. Maometto, che già aveva ricevuto da Allah molte sure (capitoli), fu costretto a fuggire da Mecca, dove vigeva l’idolatria ed era quindi perseguitato per il suo monoteismo. Si rifugiò quindi nell’oasi di Medina con una ventina di suoi seguaci, chiese locale ospitalità. Poiché di differente “cultura e religione” (erano maggioritari ebrei, non credenti, cristiani e molti pagani), scrisse di suo pugno la “Carta di Medina” (prima carta costituzionale esistente al mondo!), con la quale inneggiava a una completa libertà di culto nel rispetto reciproco e nell’interesse comune di unire le forze in caso di necessità. Perseguitato dai Meccani nel 626, sapendo che questi erano nettamente superiori e ben armati, chiese alle altre comunità di Medina, anche in relazione a quanto scritto nella “Carta”, di dargli manforte e combattere con lui. Inizialmente aderirono tutti, ma una volta compreso la netta superiorità dei Meccani, i non seguaci di Maometto rientrarono frettolosamente a Medina. Allah volle, per contro, che la tenacia e la fede degli uomini di Maometto prendessero il sopravvento distruggendo completamente le forze Meccane. Ovviamente, rientrato a Medina, Maometto uccidendo di sua mano un certo numero di ebrei, impose ai rimanenti un ultimatum: o convertirsi all’Islam, oppure lasciare immediatamente l’oasi. Mentre cristiani e altri non crearono problemi alla conversione, gli ebrei nel loro insieme lasciarono Medina e si rifugiarono in quella terra che oggi dovrebbe essere al confine tra il Libano e Israele, dove già da millenni altri ebrei erano lì residenti.

Da quel giorno, comunque, nacque anche nell’Islam quanto accennato dal prof. Michel de Certeau, cioè la “jihad inferiore”, cioè la sottomissione obbligatoria all’Islam. Azione che nel giro di un secolo, portò l’Islam a conquistare e sottomettere la penisola Arabica e l’intera area del sud-est del Mediterraneo, la Sicilia e la Spagna. Per inciso, per Jihad superiore si intende quella che ogni musulmano deve combattere con se stesso per credere ciecamente nella fede islamica.

Ingresso alla Spianata delle moschee

Tornando a quanto sta purtroppo continuando a manifestarsi nell’aberrante “fratricidio” israelo-palestinese, entrando un po’ più nel dettaglio dell’ideologia sciita che ne è a capo, devo specificare che il conflitto da parte palestinese è nato e portato avanti solo dal terrorismo sciita di Hamas e Hezbollah. Per contro, anche se non apertamente affermato, è da tener ben presente che da parte palestinese il presidente Maḥmud ʿAbbas, meglio conosciuto come Abu Mazen, nonché presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e dell’Autorità Nazionale Palestinese, pur condannando Israele per quanto in atto, non ha mai accennato ad azioni in guerra o suicide nei confronti di Israele.

Sin dalla nascita di Israele, la diaspora palestinese in Cisgiordania e Gaza, ha messo in evidenza che, non solo per loro ma addirittura per tutte le nazioni di “religione Islamica”, grazie anche al terzo Califfo Omar succeduto al Profeta Maometto, la città di Gerusalemme è considerata quale unico punto di riferimento dal punto di vista religioso. Anche per questo l’intero mondo islamico resisterà con ogni mezzo nel riconoscere questa città quale capitale di fatto d’Israele!

Sono sostanzialmente due gli episodi che hanno reso Gerusalemme terra “Santa” per i musulmani: Gerusalemme centro delle religioni monoteiste e il giro mistico di Maometto, descritto nella Surat n°17 (il viaggio) del Corano. In particolare nel viaggio notturno, che il profeta Maometto avrebbe affrontato da Mecca verso “la moschea più lontana”: per l’appunto la moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme. Lì, Maometto fu accolto da Gesù (nel Corano viene indicato come un profeta e non quale Figlio di Dio fatto uomo!), Abramo, Noè e Mosè, e li guidò in preghiera. Quindi, salì in cielo, guidato dall’Arcangelo Gabriele, per avere una conversazione diretta con Dio, dove gli fu dato il mandato di inserire le cinque preghiere al giorno rivolti verso la città sacra di Gerusalemme. E’ in questa prospettiva che Gerusalemme rappresenta il punto focale per il quale l’islam sia arrivato a perfezionare ebraismo e cattolicesimo,  sugellando quindi il destino di Gerusalemme come obiettivo ultimo della jihad inferiore islamica, esaltandola come “la città al di sopra di tutte le città”. La direzione per la preghiera oggigiorno è rivolta verso La Mecca dove è sepolto Maometto.

La storia insegna che dal viaggio di Maometto, l’islam iniziò a giudicare ebrei e cristiani quali invasori. Da quella data, poiché tra le convinzioni essenziali dell’islam c’è quella che ebrei e cristiani hanno fuorviato il messaggio di Allah, fu facile indirizzare parte della loro missione alla riconquista della Terra Santa. Infatti, dal punto di vista teologico musulmano, Gerusalemme dovrebbe appartenere a coloro che vivono secondo la volontà di Allah, mentre ebrei e cattolici, con le loro vite corrotte e perverse, non fanno altro che contaminarla.

Purtroppo questa convinzione è stata fatta propria dai “Fratelli Musulmani”, movimento radical-nazionalista musulmano fondato da Hasan Al Banna nel 1928 a Ismailia (Egitto), che fu messo al bando come “movimento terroristico” dopo l’attentato al presidente Nasser nel 1948. Da allora i capi dell’organizzazione si sono trasferiti in Sudan, tutt’oggi sconvolto dal terrorismo interno. Durante il periodo delle rivoluzioni arabe, Morsi in Egitto (poi defenestrato dal Gen. Al Sissi) e Ghannuchi in Tunisia (oggi in prigione per reati finanziari commessi!), furono eletti presidenti delle rispettive nazioni di appartenenza. La rete dei Fratelli Musulmani si allargò a tutto il mondo arabo e musulmano, fino a Malesia e Algeria. In parallelo, una rete finanziaria oltre che politico-religiosa, si rese attiva anche in Europa dalla fine degli anni Settanta. Figli della Fratellanza Musulmana sono Al Qaeda di Osama Bin Laden (di origine Wahabita), così come l’ISIS, l’ISIL,  Al Qaeda Maghreb, Al-Shabaab in Somalia, Hezbollah,  etc. etc.. e, ovviamente, Hamas in Gaza. La strategia rivoluzionaria di Al Banna fu fatta propria anche dallo Ayatollah Khomeini, arrivando dunque a conquistare la Persia nel 1979, ponendo fine alla dinastia Pahlavi, ma che purtroppo oggigiorno è più viva che mai.

Dal punto di vista finanziario tutte queste organizzazioni, mentre sino a qualche tempo fa erano foraggiate dall’Arabia Saudita, Qatar(molto attivo nella passata decade) e Iran, oggigiorno solo l’Iran opera, di massima attraverso organizzazioni umanitarie, in supporto del radicalismo islamico più spietato, di cui Hamas ne è l’esempio più spietato. Hamas, per contro è presente tra le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite!

Ma se questa è la realtà manifestata dal radicalismo islamico, ben diverso è il credo musulmano modernista, ben orientato a una convivenza pacifica nel mutuo riconoscimento e rispetto delle differenti culture, cui con una certa probabilità lo stesso popolo palestinese appartiene.

Proprio in virtù di questa ultima considerazione, anche in ragione di quanto la storia della nostra Europa ci insegna e pensando alla possibile disponibilità del presidente palestinese Abu Mazen ad aprirsi responsabilmente anche ai palestinesi di Hamas nella striscia di Gaza, perché non pensare a lavorare alla soluzione “due Stati per due popoli”, ma anche ad aggiungere quella che per la nostra Europa è stata la prima forma di integrazione democratica tra ben 19 cantoni: la Carta costituzionale Svizzera! Essa, infatti, si differenzia dalle altre democrazie per l’alto tasso di “iniziative popolari” (referendum) che sono rese esecutive in tutti i campi del sociale. Una ragione in più per eliminare la possibilità di un potere centralizzato che, per la particolare morfologia palestinese (in generale), risolverebbe di gran lunga le problematiche di potere assoluto sempre più in uso, in particolare nei paesi di religione islamica, ma che per contro ritroviamo in questo deleterio caso anche nella democrazia israeliana.

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